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Editoriali

Politica faziosa pure sulla mafia. E Meloni rinuncia alla fiaccolata in via D'Amelio

Redazione

Non riusciamo a commemorare uniti nemmeno il sacrificio di Paolo Borsellino. È una tradizione italiana quella di utilizzare le ricorrenze per rimarcare le differenze

Domani si ricorderà il sacrificio di Paolo Borsellino e anche questa volta non mancano le polemiche. Giorgia Meloni sarà a Palermo, ma in previsione di annunciate contestazioni, non parteciperà alla fiaccolata in memoria del giudice. Alla base ci sono interpretazioni diverse della lotta alla criminalità organizzata, soprattutto una lettura opposta del suo rapporto con il potere e le istituzioni. C’è chi rivendica i risultati ottenuti e chi insiste a ritenere che ci sia stata invece una “trattativa”, nonostante l’esito processuale che lo ha negato.

  

D’altra parte è una tradizione italiana quella di utilizzare le date storiche che suscitano attenzione sui fatti che ne sono all’origine, per rendere più esplicite le differenze e le diffidenze. È stato così per il 25 aprile, e non solo da quando alla guida del governo c’è un’erede del postfascismo: già nel ’68 si contestavano gli oratori ufficiali gridando “la resistenza è rossa non è democristiana”. Altre celebrazioni, come quelle del 4 novembre e del 2 giugno, hanno spesso visto la contestazione di movimenti antimilitaristi o “pacifisti”.

  

L’impegno nella lotta alla mafia dovrebbe unire (ma lo stesso vale per la riconquista della libertà, per l’unità nazionale e le istituzioni repubblicane) o almeno si dovrebbero esprimere le divergenti valutazioni nell’ambito di un riconoscimento della volontà unitaria di reprimerla e sconfiggerla. Se questo non accade neppure in una situazione in cui ai vertici dello stato c’è Sergio Mattarella, colpito negli affetti più intimi dalla criminalità mafiosa e Meloni che da sempre ha espresso vicinanza e cordoglio per Borsellino, vuol dire che ormai almeno in qualche strato della società non solo siciliana, la specifica interpretazione che si da della lotta alla mafia è diventata prevalente sull’esigenza di ampliare al massimo il fronte della battaglia per la prevalenza della legalità. Ormai questo è un fatto, quasi una opzione politica generale alla quale viene subordinato tutto il resto anche al prezzo di un isolamento piuttosto evidente. Peccato per le energie sprecate in un vicolo cieco.

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