Ansa

Editoriali

Tra 25 aprile e 2 giugno. Una festa divenuta “prova del Dna” e una che unisce nella democrazia

Redazione

La Festa della Repubblica è meno divisiva di quella della Liberazione. Le ragioni di questa differenza sensibile e apparentemente strana

È una constatazione quasi meteorologica: la Festa della Repubblica è meno divisiva di quella della Liberazione. Ma può essere di qualche utilità indagare le ragioni di questa differenza sensibile e apparentemente strana. In primo luogo, probabilmente, c’è il fatto che la Liberazione fu il risultato di una guerra, mentre la scelta repubblicana fu l’esito di un libero e pacifico pronunciamento popolare. L’idea che a decidere delle controversie sia la forza della ragione e non le ragioni del più forte, tema evocato da Sergio Mattarella a proposito dell’Ucraina, è probabilmente alla base dell’accettazione pressoché unanime oggi del risultato di un referendum che fu peraltro molto combattuto. Per un certo periodo la percezione delle due festività laiche era diversa, mentre il 25 aprile veniva festeggiato in un clima unitario, a eccezione, dopo il ’68, dei gruppi estremisti che sostenevano che “la resistenza è rossa, non è democristiana”, mentre l’associazione della Festa della Repubblica alle Forze armate, che sfilano sui Fori imperiali, trovava oppositori nell’ala anti militarista e ultra pacifista, che peraltro ha inscenato una modestissima contestazione anche oggi.

Anche il modo in cui vengono considerati i corpi dello stato, Esercito compreso, è mutato nel tempo, grazie al ruolo svolto nelle missioni di pace. Questi cambiamenti di atteggiamento riflettono (e in qualche modo contribuiscono a determinare) mutamenti nella concezione della politica: quando il cosiddetto “arco costituzionale” era l’unico terreno sul quale si potessero costituire maggioranze e governi il 25 aprile esprimeva questa situazione. Da quando quello schema è stato sostituito da una competizione aperta e senza esclusioni pregiudiziali il 25 aprile è divenuto per alcuni una sorta di prova del Dna, mentre il richiamo alla Repubblica è diventato centrale e così la Festa del 2 giugno. Quel che conta è che ci sia e si rafforzi una percezione dell’unità nazionale nella democrazia repubblicana, sentimento che richiede di essere coltivato, visto che non è per forza “naturale”.