Addio realismo

Da Minniti a Boldrini, Schlein cambia la linea del Pd sull'immigrazione

Gianluca De Rosa

La segretaria del Pd contro il memorandum Ue-Libia: "No ad accordi come quelli con Libia e Turchia". I realisti del partito nicchiano. Dice la deputata Lia Quartapelle: "Gli accordi con i paesi di provenienza e di transito servono, ma Saied è inaffidabile e non andrebbe legittimato"

“Per me Ursula von der Leyen ha fatto un grosso errore”, dice al Foglio Laura Boldrini. L’ex presidente della Camera – un tempo in Sel oggi pienamente integrata nel Pd schleiniano – è la prima firmataria della risoluzione che il gruppo dem di Montecitorio ha depositato in commissione Esteri e che contiene la linea del partito sul memorandum Ue-Tunisia, traducendo in un impegno  le dichiarazioni di Elly Schlein. “Il memorandum tra Ue e Tunisia è l'ennesimo tentativo di esternalizzare il controllo delle frontiere senza tenere conto di rispetto della democrazia e diritti umani. “E' un approccio che abbiamo già visto in passato, con la Turchia e con la Libia, e non posso trovarmi d'accordo", ha detto ieri la segretaria appena arrivata a Bruxelles per una riunione dei socialisti. Il Pd dunque attacca una scelta non solo di Meloni ma anche della commissione Ue. Lo sottolinea l’eurodeputata e vicepresidente del partito Pina Picerno: “E’ grave che tutto questo avvenga col placet della Commissione Ue e della sua presidente”. Pare insomma successo l’incredibile. Giorgia Meloni – fuori dall’esecutivo Ue – riesce a portare in Tunisia per la firma di un accordo da 255 milioni (con promessa di arrivare a 900 milioni in caso di sblocco del prestito del Fmi) la presidente della Commissione Ue, mentre il Pd, seppure da sempre in maggioranza, si ritrova isolato su una posizione che smentisce la strategia scelta dall’esecutivo Ue per stabilizzare la Tunisia e cercare di fermare i flussi. I dem abbandonano la linea Minniti - nel senso di Marco, ministro dell’Interno tra il 2016 e il 2018 che riuscì a chiudere gli accordi con la Libia che portarono gli arrivi in Italia dai 180 mila del 2014 ai 23 mila del 2018 (mai sotto i 100 mila in tutti gli anni di mezzo), e che infatti ha lodato l’accordo – per sposare la linea Boldrini. “Pensare di fermare le partenze non ha senso", sostiene l'ex presidente della Camera.

Bisogna tornare semmai ai numeri per capire perché gli unici a guardare con speranza all’accordo con la Tunisia sono gli amministratori locali del Pd che sui territori subiscono la pressione degli sbarchi in crescita esponenziale . Nel 2022 sono stati superati i 100 mila arrivi (105.129) non accadeva dal 2017. Quest’anno i dati del Viminale aggiornati ad oggi parlano di 79.751 persone sbarcate sulle coste italiane rispetto alle 33.548 che erano arrivate dal 1 gennaio al 18 luglio 2022, con un aumento del 137 per cento. Il sistema di accoglienza ha superato i 130 mila richiedenti asilo ospitati e come ha detto a questo giornale il sindaco Pd di Prato Matteo Biffoni: “E’ ormai saturo”.  Eppure questa volta, anche i più realisti tra i parlamentari del Pd – come Lia Qurtapelle ed Enzo Amendola – che quando il gruppo votò un odg dei Verdi per sospendere gli accordi con la Libia non parteciparono al voto – questa volta stanno con Boldrini e Schlein. Seppur negli argomenti si colgono notevoli differenze. Dice Qurtapelle: “Per governare le migrazioni è necessario lavorare con i paesi di provenienza e di transito, anche con accordi, ma la verità è che questo è un accordo inutile perché i fondi per i rimpatri serviranno solo per i tunisini e non per i migranti di altri paesi, ma l’accordo con la Tunisia per i rimpatri esiste e funziona da anni. Poi aggiunge: “Inoltre, ed è la cosa più importante, Saied non è in di garantire nulla, non è Erdogan che di certo non ci piace, ma decide quel che accade in Turchia, è completamente inaffidabile, un personaggio del genere non andrebbe legittimato”.