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Il caso

Il Pd torna a strigliare Schlein. Bonaccini: "Noi subalterni a nessuno"

Redazione

Il presidente dem: "Nulla di male a partecipare alla manifestazione M5s, ma ora serve una nostra iniziativa". E sulla revisione dell'abuso d'ufficio: "I sindaci Pd lo chiedono da tempo". Delrio: "Il partito deve avere un profilo di governo, non di minoranza"

Non è un attacco, non è nel suo stile. Ma quello agitato dalle pagine del Corriere della Sera da parte di Stefano Bonaccini somiglia di più all'ennesimo monito indirizzato nei confronti di Elly Schlein, che nella direzione nazionale di lunedì è stata al centro delle critiche dei suoi colleghi per aver partecipato alla manifestazione di sabato scorso indetta dal Movimento 5 stelle a Roma. Quella in cui lo stesso presidente dell'Emilia-Romagna ha ricordato alla sua segretaria come il Partito democratico sia per l'appunto un partito, non un movimento. "Ho voluto ricordare l’obiettivo che ci siamo dati, insieme: costruire un Pd più grande e più forte, capace di aggregare e di parlare anche a chi non ci ha votato alle ultime elezioni. Un partito che diventi perno delle altre forze alternative alla destra: un centrosinistra nuovo e credibile, aperto al civismo, capace di battere la destra nelle urne, non nei sondaggi", dice oggi. Ma il passaggio più significativo delle parole di Bonaccini è proprio sulla manifestazione di sabato, quella che a detta di molti avrebbe spostato il Pd molto più a sinistra. "Non vedo nulla di male nel partecipare a una manifestazione promossa da altri, tanto che il 24 giugno sarò in piazza alla mobilitazione della Cgil e di tante altre associazioni a difesa della sanità pubblica, ma deve esserci una convergenza sui contenuti, altrimenti rischiamo di non farci capire. E soprattutto, serve un’iniziativa nostra". Quasi a voler dire: bene aggregare, trovare delle sponde nelle altre opposizioni, ma prima dobbiamo chiarire cosa vogliamo essere noi.

Un discorso che poi Bonaccini volge sul pratico quando si parla di abolizione del reato di abuso d'ufficio. "Sindaci e amministratori del Pd chiedevano da tempo una revisione dell’abuso d’ufficio: non si tratta di cancellare un reato in sé, gli amministratori seri non chiedono impunità, ma di regolare bene uno strumento che non ha funzionato e ha finito a sua volta per essere abusato". Qualcosa di molto diverso rispetto alla contrarietà preconcetta espressa da alcuni membri della segreteria quando il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha reso nota la volontà di abolire il reato che spesso finisce per danneggiare primi cittadini di tutti gli schieramenti politici.

E per un Nicola Zingaretti che interviene a soccorso della segretaria, raccontando a Repubblica che il Pd non si sta spostando troppo a sinistra ma solo "più vicino alla condizione umana delle persone e questo è un patrimonio di tutti", c'è chi non rinuncia a indicare una via diversa da qui ai prossimi mesi. E' il caso del sempre pacato nei toni e nei contenuti Graziano Delrio, leader della cosiddetta area cattolica fra i dem. Ebbene l'ex ministro riconosce a Schlein di aver bisogno di tempo e le chiede di costruire un percorso unitario con le opposizione. Eppure non rinuncia a una stilettata sul senso stesso di questa leadership. Perché come spiega in un'intervista alla Stampa, "il Pd deve continuare a incarnare una proposta credibile di alternativa di governo, non essere un partito di minoranza e minoritario". 

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