L'Inps come costola di partito. Riuscirà Meloni a fare peggio di Tridico?

Luciano Capone

Il presidente dell'Inps in carica incontra in privato Conte e Grillo. Dopo aver trasformato l’istituto previdenziale in una cosa a metà tra il centro studi e l’agenzia di propaganda del M5s, ora usa l'Inps in vista di una candidatura alle europee

L’Inps, l’istituto che da solo gestisce la più larga fetta della spesa pubblica e del pil nazionale, oltre 400 miliardi di euro, meriterebbe un trattamento meno indegno. A inizio maggio il governo Meloni si era inventato una finta riforma della governance dell’Inps e dell’Inail, che aveva lo scopo di commissariare i due istituti e occuparli con persone di provata fedeltà di partito.

 

Il governo era intervenuto addirittura con un decreto legge, tanto erano forti la necessità e l’urgenza di occupare le istituzioni, che prevedeva “entro venti giorni” la nomina di un commissario straordinario per ciascuno dei due enti, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del Lavoro. È passato quasi un mese da quell’11 maggio, quindi i termini sono scaduti da un pezzo, e il governo non ha ancora nominato i vertici di Inps e Inail perché non si trova ancora l’accordo tra i partiti di maggioranza: in pratica il governo ha emanato un decreto perché aveva la necessità e l’urgenza di occupare i due istituti, anche se non sapeva bene chi metterci.

 

Ma se questi sono i metodi di chi arriva, non sono certo migliori quelli di chi se ne va. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico – che nelle settimane scorse ha alzato alti lai contro la decisione del governo di sostituirlo, definita come “immotivata, indegna, incomprensibile sul piano istituzionale e gestionale” nonché motivata da “pura aggressività politica che reca danno anche alla credibilità delle istituzioni” – nei giorni scorsi si è incontrato privatamente con i vertici del M5s, Giuseppe Conte e Beppe Grillo, per “parlare di lavoro”. In generale, certo, ma anche nello specifico. Secondo quanto riferisce il Corriere della sera, Grillo ha incontrato anche il tesoriere del M5s per discutere del rinnovo del suo contratto di collaborazione da 300 mila euro come “comunicatore” del partito. Mentre per Tridico, riporta il Fatto quotidiano, è pronta una candidatura alle prossime elezioni europee.

 

Dovrebbe essere abbastanza indecente per chi è ancora formalmente presidente dell’Inps in prorogatio incontrare privatamente leader di partito in clima da campagna elettorale mentre organizzano manifestazioni antigovernative. Ma la soglia della decenza è stata superata da un pezzo. Per Tridico non si tratta neppure di un ritorno al partito, ma di un percorso in perfetta continuità. Si è candidato come fantaministro del M5s, è stato consulente del governo M5s, il M5s lo ha piazzato come commissario dell’Inps e lui, da quel ruolo, ha trasformato l’istituto previdenziale in una cosa a metà tra il centro studi e l’agenzia di comunicazione del partito.

 

Per ripagare tanta stima e fiducia, Tridico non ha esitato a schierare l’Inps al fianco di un partito e a piegare la realtà per sostenere l’agenda politica del M5s: per sostenere Quota 100 arrivò a dire che ogni lavoratore in pensione anticipata sarebbe stato sostituito; si inventò la bugia, subito rilanciata dal blog di Beppe Grillo, che il Reddito di cittadinanza aveva ridotto la povertà del 60%; si inventò una formula singolare che concludeva che il prezzo giusto del salario minimo era 9 euro l’ora (guarda caso quanto indicato dal M5s). Dopo aver piegato l’Inps a favore della propaganda del M5s, è naturale che ora Tridico lo usi per lanciare se stesso sul mercato politico in nome dell’epurazione politica.

 

Il vertice dei giorni scorsi con Conte e Grillo è la seconda tappa, perché l’inizio della campagna elettorale l’aveva già fischiato un mese fa il Garante del M5s: “Questo Governo reputa che tu debba essere spazzato via come il peggior presidente della storia dell’Istituto – ha scritto Beppe Grillo–. Tu, che con la tua gestione impeccabile hai dato lustro e visione all’Inps”. Le manovre del governo Meloni sull’Inps non promettono nulla di buono, ma per pareggiare il metodo e l’indecenza di Tridico e del M5s dovrà impegnarsi molto.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali