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l'intervista

L'ex presidente toscano Rossi: "Io contrario alla maternità surrogata. Schlein ci ascolti"

Luca Roberto

"Su temi divisivi un partito di massa ha bisogno di approcciarsi con cautela, ascoltando anche le sensibilità cattoliche. Non dobbiamo prestarci al tranello della destra", dice il già governatore della Toscana

La segretaria Schlein è a favore della maternità surrogata? Secondo me sbaglia e non condivido affatto la sua posizione. Così il Pd rischia uno scivolone non solo nel merito ma anche nel metodo. Ben più grave dell’armocromia. Abbiamo bisogno di una posizione netta, senza ambiguità”. Non lo dice un esponente del Pd uscito sconfitto nei gazebo alle scorse primarie, un bonacciniano che tiene il muso, fa ostruzionismo tanto per. Bensì uno come l’ex presidente della Toscana Enrico Rossi, che Schlein a febbraio l’ha sostenuta, ne ha condiviso l’aria di rinnovamento, la piattaforma politica. Rossi non è un moderato purchessia, viene dal Pci, non dalla tradizione cattolica. Eppure sulla gestazione per altri ha un’opinione che più cristallina non si può: “Sono assolutamente contrario perché credo non si possa fare un uso strumentale del corpo della donna”, spiega al Foglio. “Non mi sfugge che la destra, con il dl per punirne il reato a livello universale, abbia posto la questione in maniera altrettanto strumentale. Ciononostante noi abbiamo il dovere di ribadire che è una pratica eticamente inaccettabile, altrimenti rimaniamo schiacciati. Perché il diritto a essere genitori non si estende oltre ogni limite. E sono d’accordo con il movimento femminista francese quando dice che a un certo punto una riga vada tracciata”. 

 

Il Partito democratico non ha presentato una proposta di legge per rendere legale quel che in Italia oggi viene impedito già da una legge. E però secondo Rossi il problema sono anche tutta quella serie di dichiarazioni che equiparano la maternità surrogata alla donazione di organi, così come a ipotesi antropologiche su un passato contadino in cui la pratica potesse essere diffusa, “che rischiano di sdoganarla anche qui da noi”. Con la leadership Schlein il rischio è forse quello che il partito si radicalizzi ancor di più sui diritti civili? “Questo rischio io lo vedo”, risponde prontamente Rossi. “Il guaio è che invece noi come Pd che offre un’alternativa alla destra dovremmo occuparci di priorità. Perché è chiaro oramai a tutti che uno dei problemi concreti, per esempio, è l’impossibilità di registrare i figli per le coppie omogenitoriali. Ma la soluzione non è parlare di maternità surrogata. Semmai allargare le maglie per le adozioni, privilegiando il diritto e l’interesse del minore a poter crescere in una famiglia. Questo dobbiamo fare: difendere chi non ha alcuna colpa e finisce per essere vittima delle strumentalizzazioni della destra, che offre semplificazioni a problemi complessi”. 

 

Quando era il governatore della Toscana, Rossi fu uno dei primi presidenti di regione a rendere disponibile l’utilizzo della pillola abortiva. E’ stato anche promotore  di una legge che permetteva alle coppie dello stesso sesso di aggirare una serie di ostacoli per quel che riguarda, per esempio, la presa in cura dell’altro in ospedale e nelle strutture sanitarie. “Insomma, non approccio certo questi temi con una cultura retrograda”, assicura. “Ma un partito di massa, che voglia parlare a larghi strati della popolazione, su questi temi deve avere una virtù quasi impolitica: la cautela. Ricordo quando sull’aborto il Pci non parlava di diritto ma di necessità per le donne che si ritrovano a vivere un dramma. Ecco perché anche per me che non provengo da una tradizione e cultura cattolica, credo si debba avere l’onere di ascoltare e tenere conto anche di quelle sensibilità”. Ci sarà spazio per avere una discussione puntuale tra di voi? “Alla destra dobbiamo opporre delle controproposte, non cadere nel loro tranello. Ma al partito dico anche di avvalersi del lavoro degli esperti, delle diverse anime. Ripeto, la nostra posizione deve essere ferma: di condanna nei confronti della maternità surrogata”.