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Epurato & più epurato

In Rai va in scena il cabaret Voltaire della purezza più pura che ci sia

Giuliano Ferrara

Gli attempati se ne vanno da Viale Mazzini perché la politica è ingorda. Ricevono il benvenuto altrove, com’è sensato nei casi di successo e anche in quelli di mezzo, perché il mercato è il mercato

Pietro Nenni diceva notoriamente che “a fare il puro trovi sempre uno più puro che ti epura”. Saggezza romagnola e prettamente politica. Ora si assiste a uno spettacolo forse poco commendevole, però molto divertente. La guerra degli epurati. Attempati fratacchioni e auguste badesse se ne vanno dalla Rai perché la politica è ingorda. Ricevono il benvenuto altrove, com’è sensato nei casi di successo e anche in quelli di mezzo, perché il mercato è il mercato. Ma altri attempati profeti dell’epurazione non ci stanno. Protestano la loro condizione originaria e doc di epurati veri, contro le false vittime di un sistema accarezzato e confortevole negli anni duri del conflitto di interessi. Si tirano in ballo medaglieri, segnacoli, agenti di commercio per star, filtri protettivi che escludevano e affamavano i protomartiri, quando già governava la destra, che non è nuova all’eterno ritorno dell’identico, l’occupazione non abusiva del servizio pubblico (c’è una legge che innalza o abbassa Parlamento, partiti, governo alla testa della fabbrica televisiva di stato), occupazione da tutti e sempre praticata. 
         

Che cosa si deve inferire dalle paginate del comico insubordinato che accusa di connivenza con il regime di ieri e forse anche di oggi i fratacchioni della più recente epurazione, un j’accuse punto per punto, quattrino per quattrino, contratto per contratto, a disdoro di compagni di lotta presunti fatti fuori dai potenti che insieme si doveva combattere, e così non fu? Che pensare di un vecchio Calvero della tv di denuncia, già biondo ora bianco, e della sua rivendicazione di primato fatta in tv, da Cairo, in nome di un famoso editto bulgaro di memoria berlusconiana? E se gli altri rispondessero che Calvero era stato ingaggiato da Mediaset? Che caos psicologico e morale, che diabolica infarinatura generale tra questi protagonisti del televisionismo degli stenterelli, da questi popolani sfortunati come la maschera fiorentina, perseguitati dalla giustizia e servitori poltroni di tutti i poteri, principalmente del loro. 
         

Negli anni del berlusconismo, un infausto ventennio come avrebbe detto Cossiga, quel dissenso che altrove è carcere duro, tortura, emarginazione, ostracismo, divenne un’industria fiorente sui mercati, una girandola di opportunità varie con la sua creazione di mitologie, di scuole di giornalismo, di modi di essere flessibili e schiene spaventosamente immuni da scoliosi. Niente da eccepire, i mercati, si sa, sono cinici, non distinguono il bene dal male, fanno affari, e continueranno presumibilmente a farli anche con i confezionatori di cioccolatini per le masse o per l’audience, come preferite. Intanto, come diceva il presidente Mao, chi ha quattrini se la passa bene, e non c’è da fare gli schizzinosi visto che si tratta di professionisti. Resta con queste polemiche tra vittimismi incrociati un sapore acre di moralismo retrospettivo o retroattivo, io sì che ero sulle barricate quando tu eri in combutta con il nemico di sempre. Si scrivono dossier, contratto contro contratto, girotondo contro girotondo, e s’invecchia male coltivando non già il proprio giardino, son jardin, ma la propria aureola. E’ il cabaret Voltaire della purezza più pura che ci sia, senza tenere conto dell’ammonimento bonario e antimoralistico di Nenni e arrivando al culmine buffo di uno che è talmente epurato che alla fine arriva chi è più epurato e lo epura.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.