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Revisionismi

Colosimo bombarola! Scarpinato aggiorna la teoria delle stragi mafiose

Salvatore Merlo

Per il senatore M5s "c'è un filo nero da Rauti a Meloni”. Altro che Berlusconi e Dell’Utri che mettevano le bombe e volevano uccidere Maurizio Costanzo

Le bombe negli anni Novanta le ha messe all’incirca Giorgia Meloni con Chiara Colosimo. Anzi: “C’è un filo nero da Rauti a Meloni, i neofascisti dietro le stragi”. E state a sentire, perché il ragionamento non fa una piega: Chiara Colosimo si è fatta una foto con Luigi Ciavardini, ex terrorista dei Nar, quindi è un po’ ex terrorista pure lei (anche se a quei tempi non era ancora nata) e dunque ha sostanzialmente e moralmente partecipato anche alle stragi mafiose degli anni Novanta, ai tempi della sua prima elementare, perché Stefano Delle Chiaie, ex terrorista che non era dei Nar ma di Avanguardia nazionale (quindi “cugino” terrorista di Ciavardini), nei giorni delle stragi di mafia stava a Palermo. Tutto chiaro, no? Chiarissimo. E’ infatti l’esito di questa straordinaria settimana apertasi, lunedì, con una sublime inchiesta di “Report” e proseguita con le interviste, prima alla Stampa e ieri a Radio Radicale, del senatore M5s Roberto Scarpinato.

Noi eravamo rimasti al capitolo precedente, quello di Berlusconi e Dell’Utri che mettevano le bombe e volevano uccidere Maurizio Costanzo (d’altra parte c’è la foto di Baiardo, anche se un po’ sfocata). Ma non eravamo aggiornati. Perché quelle vicende si rinnovano a seconda di chi governa l’Italia. Se Berlusconi invecchia, e conta un po’ meno, ecco che anche le stragi di mafia vanno rilette alla luce delle ultime elezioni. Sicché, alla fine, si capisce che l’ispiratore di tutto questo non può che essere stato Ettore Petrolini (ve lo ricordate?): “Cambia la pianta, la radice e il fiore, ma l’amor mio, l’amor mio non muore”. Scarpinato, dunque, come Petrolini. Un uomo d’altra parte di straordinario equilibrio, il senatore grillino, sin dai tempi in cui indossava la toga a Palermo e gli veniva riconosciuto quel tentativo meritorio e appassionato di passare dalla giustizia alla mistica. Insomma quell’abilità di spostarsi dal “terreno” al “soprannaturale”, per così dire. Anche attraverso processi importanti e mitologici come quello sul “famoso” golpe degli anni Novanta o la Trattativa (non per niente già a quei tempi egli partecipava ai convegni antimafia di Giorgio Bongiovanni, un tizio che dice di avere le stigmate e di parlare con la Madonna). Basta ascoltarlo, Scarpinato. E tutto è finalmente chiaro. Non usa mai intercalari come “non so“, oppure “secondo me“, oppure “se non erro“ o altri equivalenti. Egli sa. E ha capito tutto. E tutto si tiene in maniera assai logica nelle sue parole. Le bombe a Firenze e a Milano negli anni Novanta le ha messe Chiara Colosimo. Quando indossava il grembiulino dell’asilo! E diciamolo, no? Ci domandiamo come abbiamo potuto, fino a un momento prima, pensarla diversamente.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.