Foto LaPresse

il ritratto

Chi è Chiara Colosimo, giovane colonna di FdI eletta presidente dell'Antimafia

L'Aventino di Pd, M5s e AVS, la scelta diversa del ricompattato polo Renzi Calenda

Marianna Rizzini

La presunta (e smentita) amicizia con l'ex Nar Ciavardini, la giovinezza politica a Garbatella e quella da studentessa a Balduina, i trascorsi rampelliani e la carriera dell'inner circle meloniano. Ritratto della deputata di Fratelli d'Italia eletta tra le polemiche alla presidenza di Palazzo Macuto

“Non ho amicizia con Ciavardini”, ha detto, alludendo all’ex terrorista nero Luigi, condannato per la strage di Bologna, la trentasettenne neo presidente dell’Antimafia e fedelissima deputata meloniana Chiara Colosimo, eletta con 29 voti e con la compattezza finale delle forze governative, mentre M5s, Pd e Alleanza Verdi-Sinistra migravano sull’Aventino e mentre il ricompattato polo Renzi-Calenda votava Dafne Musolino. “Non partecipiamo al voto in dissenso con la decisione della maggioranza”, era il concetto per larga parte dell'opposizione, dopo che un servizio di “Report” aveva evidenziato la conoscenza presunta Colosimo-Ciavardini, cosa che aveva fatto insorgere i familiari delle vittime di mafia e terrorismo (ma c’è chi, sulle immagini arrivate al programma, e scattate nel 2015 durante un’iniziativa di raccolta fondi per i detenuti di Rebibbia, ha avanzato sospetti di inimicizie interne, come fosse stato qualcuno di FdI a diffondere le foto).

Fatto sta che la nomina di Colosimo non si inscrive nei registri delle precedenti scelte dei presidenti Antimafia, che fossero di destra o di sinistra, vuoi per formazione vuoi per cultura di riferimento vuoi per consuetudine: Colosimo non vanta infatti il pedigree storico-politico-istituzionale di Rosy Bindi, già assistente di Vittorio Bachelet e più volte ministro della Sanità nei governi Prodi e D’Alema. Né Colosimo, ragazza romana cresciuta nel quartiere Balduina, poi studentessa al Convitto Nazionale e universitaria alla Luiss, può essere in qualche modo accomunata, per aderenza allo schema mediatico dell’Antimafia, al predecessore grillino Nicola Morra, che sulla carica aveva ritagliato un modo, un lessico e un mondo. Men che meno Colosimo può ricordare, per trascorsi e percorso, l’ex ministro dell’Interno di due governi Berlusconi Beppe Pisanu, come Bindi ex esponente di peso della Democrazia Cristiana. La deputata di FdI, infatti – che alcuni, nel partito meloniano, avevano considerato papabile come governatrice della Regione Lazio – non ha, dell’Antimafia come categoria dello spirito e del discorso pubblico, la cifra di intransigenza simbolica spesso usata da esponenti politici di vario colore, anche fuori dalla Commissione e anche al di là dei suoi presidenti.

Farà bene, farà male, Colosimo? Presto per dirlo, ma è un fatto, intanto, per la deputata neoeletta, la mancanza di precedenti e riferimenti di ambiente per il ruolo a cui è stata chiamata, come pure è un fatto la mancanza di padri putativi in nome dei quali agire all’Antimafia. Un maestro, come donna politica di destra, l’ha avuto, Colosimo, anche se poi se n’è distaccata: ex rampelliana, al punto da mascherare con un secondo tatuaggio in sovraimpressione il gabbiano tatuatosi sul dito in un giorno lontano, quando con i “Gabbiani” di Fabio Rampelli muoveva i primi passi politici, Colosimo si è spostata, negli anni, verso l’inner circle meloniano: prima di essere eletta deputata a Latina (come Giorgia Meloni), ha costruito infatti una carriera sulla lotta alla corruzione e agli sprechi, da “sorellina” di fatto della premier, con simili trascorsi giovanili alla Garbatella e nella destra di popolo, anche amica della vera sorella di Giorgia, Arianna, di cui Colosimo frequentava la casa quando era presidente locale della Giovane Italia (poi Arianna è stata capo-segreteria di Chiara alla Regione Lazio). Per la premier, la neo presidente Antimafia è una sorta di familiare aggiunto e distinto dal mucchio delle altre sorelle (e fratelli) d’Italia, anche per la fisiognomica rassicurante da ragazza in motorino per le salite di Roma Nord. Però poi fa fede (sempre meloniana) l’atteggiamento-caterpillar di Colosimo di fronte alle critiche sulla sua nomina: “Ma io sono specchiata, chi mi conosce lo sa”, ha detto alla vigilia del voto che l’ha incoronata su un trono che molti, dentro e fuori il partito, faticano (al momento) a vedere suo. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.