Francesco Boccia (LaPresse)

Boccia (Pd) accusa Fitto: “Il Pnrr è a rischio a causa del ministro doroteo e inadeguato”

Valerio Valentini

“La tecnica del rinvio deve finire. Perché il tempo, sul Piano, ha un costo che il paese non può permettersi di pagare. Questa destra non crede nel Recovery e danneggia l’Italia”. Parla il capogruppo dem al Senato

Si sta per mesi all’erta contro il rischio della deriva autoritaria che poi quasi ci si sorprende nello scoprire che la minaccia del melonismo sta più nella sua componente democristiana. “Del democristianismo peggiore, però, ché quello di Raffaele Fitto è un approccio doroteo al Pnrr. E non è più tollerabile”, dice Francesco Boccia, il capogruppo del Pd al Senato che ora vuole stanare il ministro per gli Affari europei. “La tecnica del rinvio, del prendere tempo per guadagnare tempo, deve finire. Perché il tempo, sul Pnrr, ha un costo che l’Italia non può permettersi di pagare”.

 
Insomma la destra dovrebbe riscoprire il valore futurista della velocità, sul Pnrr? “Questo continuo rimandare le scadenze produce un terribile effetto domino sul Piano, e le dure osservazioni contenute nelle raccomandazioni della Commissione europea lo ribadiscono”, spiega Boccia. “Meloni ha vinto le elezioni promettendo una revisione del Pnrr. Sono passati sette mesi, la nuova governance voluta da Fitto non ha prodotto alcuna svolta e Bruxelles attende ancora di conoscere le nostre intenzioni sulla riforma del Piano. Non solo: l’Italia è l’unico paese che non ha ancora comunicato alla Commissione la cifra esatta di prestiti per il RePowerEu di cui intende usufruire. E questa incognita si riflette già sugli obiettivi di giugno, che valgono 16 miliardi, e che il governo ha  ammesso che non sarà in grado di conseguire. L’Italia di Meloni ha già dilapidato il patrimonio di credibilità costruito a Bruxelles nel recente passato”.

  
Fitto dice che la gran parte di questi ritardi è frutto di errori che lui eredita dai precedenti governi. “Fitto è molto abile a buttare la palla in tribuna. La verità è che finché il Pd ha governato, sul Pnrr si sono rispettate tutte le scadenze. Ma i tentennamenti esasperati di Fitto e Meloni tradiscono un’altra verità: e cioè che la destra, questa destra, nel Recovery non ci ha mai creduto davvero. E non mi riferisco solo al fatto che sia al Parlamento europeo sia in quello italiano FdI non hai mai votato a favore del Next Generation Eu. Il punto è che per la destra riconoscere il valore del Recovery equivarrebbe ad ammettere le virtù dell’europeismo. E invece i sovranisti restano insofferenti a qualsiasi forma di vincolo esterno, ogni avanzamento dell’Ue in senso federale viene da loro vissuta con sospetto. E poi c’è un altro aspetto”. Quale? “Quelli del Recovery, e per fortuna, non sono soldi regalati. Si tratta di un piano di investimenti finalizzato allo sviluppo sostenibile e alla riduzione delle disuguaglianze. Sia quelle sociali, e qui si spiega il grande impegno su scuola e sanità, sia territoriali, ed ecco spiegati il focus sulle infrastrutture e il vincolo di spesa di almeno il 40 per cento delle risorse al sud”.

  
E secondo Boccia, dunque, neppure in questo crede la destra? “Che non ci creda lo dimostra plasticamente lo scellerato progetto di Autonomia voluto da Calderoli. Ma come? Mentre il Pnrr impone di aggredire i divari tra nord e sud, tra centro e periferia, il governo porta avanti un disegno di riforma costituzionale che invece quei divari li cristallizza e anzi li esaspera? Non è un caso, mi sembra, che anche su questa riforma la Commissione esprima dubbi e riserve, nelle sue raccomandazioni. Senza contare, poi, che Fitto ha pure congelato i Fondi di sviluppo e coesione: risorse fresche di cui le regioni, specie quelle del Mezzogiorno, avrebbero immediato bisogno”. La convinzione del ministro è che sia necessario coordinare i vari fondi europei, Pnrr compreso. “E allora mi chiedo: dopo sette mesi di governo, a che punto siamo con questa opera? Leggo di ministeri sollecitati a fornire pareri, a fare inventari di opere. Ancora qui, siamo?”.

  
E insomma è per questo che Boccia vuole stanare Fitto. “Ho chiesto che il ministro venga a riferire in Aula sullo stato di attuazione del Pnrr. E ho chiesto che si approvi un atto di indirizzo con una votazione, così che finalmente il governo sia costretto a mettere nero su bianco dati e cifre, e a dissipare questa inaccettabile ambiguità sul più strategico dei dossier economici del paese”. Iniziativa del solo Pd, o di tutte le opposizioni? “La nostra proposta è stata condivisa anche da Sinistra italiana, Verdi e M5s. Spero possa unirsi anche il Terzo polo”.

  
L’unità delle opposizioni, almeno su questo? “Credo sia indispensabile, specie dopo che il governo Meloni ha mostrato ormai il suo vero volto: regressivo sul campo dei diritti; in contrasto con l’orientamento europeo sulle principali sfide strategiche, perché questa destra non crede neppure nel cambiamento climatico e nella transizione ecologica; dedito all’occupazione spudorata di aziende di stato, Rai compresa”. Matteo Renzi dice che l’anno prossimo, alle Europee, o vince Macron o vince Meloni. “Non credo nel macronismo come categoria politica universale, ma concordo nella sostanza. E dico: o vincono progressisti e  riformisti, richiamando anche i popolari alle proprie responsabilità, o trionfano i sovranisti. Sono convinto che tutte le attuali opposizioni staranno dalla stessa parte, a Bruxelles. E quando questa scelta di campo sarà chiara, diventerà naturale allearsi pure in Italia”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.