Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli (Ansa)

Il via libera

La riforma di Calderoli sull'autonomia approvata in Cdm: cosa c'è da sapere

Dai tempi di approvazione alle materie che potranno essere affidate alle regioni, un vademecum per orientarsi sul testo varato in Consiglio dei ministri. E una raccolta delle principali opinioni apparse sul Foglio negli ultimi mesi

Nel Cdm di giovedì 2 febbraio, il governo ha pre-approvato la bozza di Roberto Calderoli (Lega) sulla riforma per l'autonomia differenziata. L'ultima versione ha subìto dei leggeri ritocchi di compromesso, mentre rimangono comunque alcuni punti da chiarire. Il senso generale della riforma rimane la riduzione drastica delle materie di competenza esclusiva dello stato, ma il livello di autonomia che ciascuna regione potrà chiedere in determinati ambiti sarà poi definito nei passaggi successivi dell'iter del provvedimento e dei suoi decreti attuativi. Di seguto le specifiche della riforma.

 

Le materie

Le materie, come si legge nella bozza di Calderoli, sono definite dall'articolo 116 della Costituzione (comma 3). L'elenco ne conta ventitré: rapporti internazionali e con l'Unione europea delle regioni; commercio con l'estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale; l'organizzazione della giustizia di pace; le norme generali sull'istruzione e la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.

L'iter del disegno di legge

Giovedì pomeriggio, come detto, la bozza di Calderoli è stata pre-approvata in Consiglio dei ministri. Entro due settimane dovrebbe arrivare il parere della Conferenza unificata sulla legge di attuazione che, se positivo, porterà quindi alla definitiva approvazone in un secondo Cdm. Dopo il voto in Parlamento sulla legge di attuazione, nascerà una Cabina di regia che dovrà esprimersi su due questioni diverse: analizzare le ventitré materie e, soprattutto, decidere quali sono i paremetri dei Lep. Servono 6 mesi per la ricognizione sulle materie a cui applicare i Lep e altri 6 per la definizione dei costi e fabbisogni standard. I risultati di questa ricognizione saranno resi ufficiali da successivi decreti (in capo al presidente del Consiglio), uno per ciascun Lep: inizierà così un secondo iter in cui le regioni potranno presentare le loro proposte d'intesa sulla base dei Dpcm. 

Che cosa sono i Lep

I "Lep", ossia i livelli essenziali di prestazione, sono l'equivalente dei Lea (livelli essenzaili di assistenza) usati per la sanità. In sostanza, lo stato si occupa di stabilire degli standard che dovranno poi essere rispettati dalle singole regioni. Oltre alla sanità, verrebbero ora introdotti altri parametri, quali il trasporto pubblico e la scuola; ma in generale, sarà appunto la Cabina di regia a fissare precisamente i metri di valutazione. Le previsioni lasciano intendere che, alla fine, tre saranno i punti decisivi: il diritto alla mobilità, all’istruzione e al sostegno sociale per la dignità della persona. Su questo si stabiliranno i livelli qualitativi da rispettare.

Come si regola il rapporto tra stato e regioni

La novità dell'ultima correzione alla bozza di Calderoli è che l’accordo con cui lo stato attribuisce funzioni di autonomia differenziata a una regione avrà una durata "non superiore a dieci anni". Al termine, l'intesa si rinnoverà automaticamente, salvo diversa richiesta dalla regione. Ma, si specifica, con le stesse modalità con cui viene realizzata "su iniziativa dello stato o della regione interessata, l’intesa può essere modificata". L'iter per l'intesa fra regione (anche a statuto speciale) e stato durerà almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni per l'esame delle Camere. Le discussioni per le intese però potranno iniziare solo dopo che i Lep saranno stabiliti dalla Cabina di regia: quindi fra almeno un anno.

La questione finanziaria

Come specifica l'articolo 8, dalla riforma "non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica". La priorità resta garantire l'invarianza finanziaria: le intese "non possono pregiudicare l'entità delle risorse da destinare a ciascuna delle regioni". Ma resta un nodo: il testo non indica in che modo, concretamente, i Lep verranno poi finanziati. La richiesta delle risorse necessarie da parte di ogni singola regione potrà avvenire infatti soltanto dopo l'emanazione dei Dpcm, quindi almeno fra un anno, durante le presentazioni delle proposte d'intesa.

 


 

La discussione va avanti da alcuni mesi: abbiamo qui raccolto le principali riflessioni apparse sul Foglio, dalle possibili coseguenze al significato politico che può assumere la legge. 

 

Dare autonomia alle regioni vuol dire davvero stravolgere il dettato della Costituzione? Dibattito, molto acceso, tra un innovatore e un conservatore - di Sabino Cassese

 

Per il governatore della Toscana non bisogna trasformare il dibattito in "uno scontro ideologico nord-sud. Se la maggioranza coinvolge anche le opposizioni il Parlamento può arrivare a un testo equilibrato" - di Gianluca De Rosa

 

Carlo Cottarelli, ex direttore esecutivo del Fmi, oggi senatore Pd, smonta il mito sulle regioni del nord favorite dallo stato: "La spesa pro capite è uniforme sul territorio nazionale". E sul regionalismo differenziato dice: "Seguire il modello della sanità" - di Ermes Antonucci

 

Le critiche alla bozza di ddl sono rivolte alla presunta lesione dei valori fondamentali che connotano la Repubblica, in particolare l’unità e l’eguaglianza dei “cittadini”. Ma si rivelano del tutto infondate - di Gianluigi Bizioli

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