Fratelli di Consob

Perché la nomina in Consob di Gabriella Alemanno è un brutto segnale

Luciano Capone

L'audizione della sorella dell'ex sindaco di Roma (indicata dal governo per la Commissione) è stata disastrosa, ma ha comunque ricevuto parere favorevole. Ormai per i vertici dell’Authority che vigila sui mercati oltre all’indipendenza non è più necessaria neppure la competenza

La parentela non può essere un merito, una voce del Cv che compensa un titolo di studio o un’esperienza professionale mancante. Non sarebbe giusto penalizzare una persona competente, e quindi sottrarre alla Repubblica una risorsa meritevole, solo perché “sorella di”. Ma peggio sarebbe nominare qualcuno in posizioni istituzionali di rilievo perché ha il fratello amico di Giorgia Meloni. È così che rischia di apparire la nomina a commissario della Consob di Gabriella Alemanno, sorella di Gianni, ex ministro dell’Agricoltura, ex sindaco di Roma e storico esponente della destra sociale.

 

Ieri la commissione Finanze del Senato hanno dato parere favorevole alla proposta del governo di nomina a componente della Consob di Federico Cornelli e Gabriella Alemanno: entrambi i pareri sono stati favorevoli, ma il primo all’unanimità e il secondo solo a maggioranza. La stessa maggioranza di destra che esprime il governo che ha proposto i nominativi, ovviamente. E questa differenza di trattamento tra i due nomi non è stata dovuta a un preconcetto politico delle opposizioni, a una sorta di pregiudiziale “antifascista”. Le ragioni vanno individuate nella giornata precedente, l’altroieri, quando i due candidati sono stati auditi dalle commissioni congiunte di Camera e Senato.

 

Per Federico Cornelli è filato tutto liscio: conoscenza della materia e padronanza degli argomenti. D’altronde si tratta di un ex dirigente della Consob che nell’authority si era occupato di analisi finanziaria e vigilanza sugli emittenti; poi ha lavorato nel settore bancario privato assumendo ruoli di vertice in Federcasse; infine approdato all’Associazione bancaria italiana (Abi), dove è stato responsabile delle relazioni istituzionali in Italia e in Europa negoziando a Bruxelles e Basilea le norme finanziarie. L’audizione ha convinto tutti.

 

Molto diversa è stata la performance di Gabriella Alemanno. Che ha un curriculum importante, quasi tutto all’interno della Pubblica amministrazione, dal ministero delle Finanze ai Monopoli di stato fino all’Agenzia delle entrate. Infine una breve permanenza nel cda di Ita Airways, sempre su nomina del governo Meloni, a partire da novembre 2022, dove peraltro si è dimostrata di polso nel voler procedere verso la privatizzazione. Ma si tratta di esperienze e competenze tutte molto lontane da quelle richieste a un commissario della Consob. E infatti l’audizione ha riflesso queste lacune.

 

Alemanno si è presentata leggendo un testo di cui non sembrava pienamente padrona che semplicemente descriveva in maniera sommaria le funzioni della Consob, come si farebbe a una domanda durante un esame di diritto commerciale. E anche nelle risposte, a una domanda di un parlamentare di FdI che evidentemente si aspettava, ha letto dai fogli. Ma quando è uscita dal percorso già preparato è parsa ancor meno a suo agio. Alla domanda “naif” di Carlo Cottarelli che, osservando la scarsa esperienza nei mercati dei capitali, ha chiesto di convincerlo della sua adeguatezza al ruolo, Alemanno ha risposto: “Mi sono occupata per anni di mercati regolamentati dei giochi e del patrimonio immobiliare italiano, posso mutuare questa esperienza nel mondo finanziario”. Ma parlare dei “giochi” e dell’immobiliare come di “mercati regolamentati”, durante un’audizione per la nomina in Consob, è uno strafalcione. I mercati regolamentati sono quelli autorizzati a gestire la compravendita di strumenti finanziari, sono quelli – peraltro presenti in uno specifico elenco della Consob – di Borsa Italiana (Euronext Milan, ETFplus, MOT, etc) oppure MTS dove vengono trattati i titoli di stato. I “giochi” e l’immobiliare sono mercati regolamentati come lo è anche un mercato ortofrutticolo, nel senso che hanno delle regole. Ma nulla a che vedere con i mercati regolamentati finanziari: confondere Sisal e Snai con MOT e MTS non è un gran biglietto da visita.

 

Anche alla successiva domanda di Cottarelli sul nuovo decreto fintech, Alemanno non è affatto parsa preparata limitandosi a balbettare qualcosa che non aveva pienamente un senso compiuto. È ben probabile che la dottoressa Alemanno, come ha fatto nei pochi mesi di Ita con il settore aereo, impari presto e rapidamente le competenze necessarie. Ma queste dovrebbero essere un pre-requisito, perché la Consob non è una scuola di formazione ma un’autorità di regolamentazione e vigilanza sui mercati.

 

Storicamente in Italia gode di scarsa considerazione, visto come è stata politicizzata negli anni. Prima con l’espulsione di un tecnico preparato come Mario Nava, accusato in maniera ridicola di “conflitto d’interessi” perché funzionario europeo, poi con la nomina di Paolo Savona che è passato direttamente dai banchi del governo al vertice di un’autorità indipendente. Ma lui almeno aveva un cv formalmente impeccabile. Ora pare che oltre all’indipendenza non sia necessaria neppure la competenza. Ma un’authority così a cosa serve?

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali