Valentina Grippo (Ansa)

L'intervista

Calenda, Renzi e il futuro del Terzo polo. Parla Valentina Grippo (Azione)

Marianna Rizzini

La quiete dopo la tempesta? "Con Italia viva non ha funzionato, ora ripartiamo. Al centro si apre un grande spazio politico perché Elly Schlein è radicale", ci dice la deputata

Il big bang, le accuse, le elucubrazioni. E l’improvvisa (apparente? reale?) quiete dopo la tempesta. Succede che il 24 aprile, di buon mattino, il leader di Azione Carlo Calenda, intervistato da Skytg24, si metta a parlare del recente divorzio da Italia Viva con parole di moderato rammarico e velata o forse tentata conciliazione (almeno, questo è quello che sembra in questo momento). Il divorzio da Iv, dice Calenda, “lo stiamo pagando nei sondaggi ma soprattutto personalmente”. E a un certo punto Calenda dice la frase che non ti aspetti: “Non penso che Matteo Renzi sia un mostro, penso che siano stati venti giorni di attacchi continui a cui io non ho risposto. Alla fine è successo che la situazione è degenerata… ho risposto una volta e l’ho fatto con un post sbagliato, i toni erano troppi forti…”. E insomma si cerca di capire se il mea culpa parziale sia un segnale, un pentimento,  una traccia di road map. Anche perché Calenda parla di “ricostruire il lavoro fatto nel tempo in modo collettivo”. Resta l’epitaffio sul partito unico (“abbiamo già dato”). Ma che cosa sta succedendo?

  

Dice la deputata di Azione Valentina Grippo: “Calenda ha trasferito in modo molto autentico e sincero il dispiacere per non essere riusciti fino in fondo a unire il percorso con Iv su un progetto che va avanti da tre anni. È normale che ci sia preoccupazione, bisogna spiegare perché non ha funzionato. E con Matteo Renzi non ha funzionato, è un’intelligenza vivace del nostro paese, e nonostante avesse dichiarato in un primo momento di voler sostenere il progetto che dava spazio a un nuovo gruppo dirigente guidato da Calenda, ha poi deciso di rimanere su un progetto più piccolo ma suo. È legittimo”. Ma Calenda ieri sembrava parlare in modo più morbido. “La rottura si supera”, dice Grippo. “La partita si gioca sulla capacità di raccontare al paese una storia diversa, che parli di pragmatismo, di competenze, di rilancio – e che cerchi di farlo riuscendo a convincere l’Italia”. Senza ricorrere, dice la deputata, ai facili messaggi “degli estremismi chiacchieroni che si contendono la leadership oggi. Prendiamo per esempio la candidatura di Calenda a sindaco di Roma. In poco meno di un anno, con la proposta di rimettere in moto Roma, abbiamo fatto un risultato imprevedibile; ci davano al 3 per cento, e noi abbiamo convinto un cittadino su cinque, anche nell’area che viene definita ‘la pancia’ dell’elettorato, anche nelle periferie. Dobbiamo prendere quel modello e capire come si fa a trasformare un’idea e a concretizzarla, in vista delle Europee”.

 

In che cosa differenziarsi? “Meloni, Conte, Schlein, Salvini: la maggior parte dei leader politici contemporanei sono dei maestri nello sport di affermare qualcosa pensando che non debba avere delle conseguenze”, dice Grippo. “Noi da quasi tre anni cerchiamo di fare una cosa diversa. Abbiamo iniziato nel 2019 pensando che si dovesse partire in primis dalla Sanità, anche se ci dissero che non capivamo la pancia del paese e che erano temi tecnici: cinque mesi dopo, con il Covid, tutti si sono accorti che il servizio sanitario nazionale era l’ossatura del paese, e di vaccini e di pronto soccorso si parlava in ogni bar. Ecco, la politica secondo noi è questo: dire prima che la Sanità sarà un problema e proporre soluzioni; non dire che si è contro i termovalorizzatori senza saper spiegare perché e che cosa si propone in alternativa”.

 

Si aprono praterie al centro, con il Pd governato da Elly Schlein? “Il Pd è pieno di persone serie che sono in evidente imbarazzo”, dice Grippo. “Si apre un grande spazio perché Schlein ha un posizionamento radicale, perché si pensa che la tutela dei diritti civili si possa sostituire alla tutela dei diritti sociali. Abbiamo davanti un anno, dobbiamo cercare di fare quello che abbiamo fatto con Roma e di raggiungere un risultato a due cifre alle Europee”. A chi rivolgersi? “Con Azione e il progetto del Terzo polo dall’inizio cerchiamo di aggregare tutti coloro che hanno la stessa nostra visione del paese, caratterizzata da pragmatismo, liberismo per quel che riguarda innovazione e sviluppo e tutele per quanto riguarda i diritti sociali delle persone. Ma il punto non è quello di riunire le sigle che sono state importanti alla fine del Novecento. Il punto è ripartire, aggiornare quello che di vitale c’era alla base di quei valori: il rispetto dell’individuo, la solidarietà, il diritto a costruirsi la propria felicità, il diritto dei più fragili a non essere lasciati indietro. E aggiornare questi diritti alla luce del 2023, in una società post-pandemica che vede rimodulate le proprie necessità”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.