Giorgia Meloni (Ansa)

Dietro le nomine

Le scelte sulle partecipate offrono buone notizie sulla sicurezza nazionale

Stefano Cingolani

Al vertice delle maggiori aziende italiane il governo ha scelto manager competenti, privilegiando spesso la continuità e la geopolitica. Per capire i nuovi equilibri tra potere politico ed economico bisogna guardare al quadro completo dei consigli di amministrazione

Manuale Cencelli? Anche. Spoils System? Certo. Ma le nomine annunciate ieri non si prestano a ricostruzioni all’insegna del déjà-vu. Al vertice delle maggiori aziende a partecipazione statale il governo ha scelto manager competenti, privilegiando spesso la continuità e la geopolitica o, per dirlo all’americana, la sicurezza nazionale. Il lungo braccio di ferro all’interno della maggioranza si è svolto infatti sull’energia e sulla difesa, cioè su Eni, Enel e Leonardo e si è risolto con il risultato di due a uno a favore di Giorgia Meloni che ha tenuto duro sui candidati ai quali teneva di più: la conferma di Claudio Descalzi all’Eni e la scelta di Roberto Cingolani come amministratore delegato di Leonardo. In cambio ha ceduto i vertici dell’Enel alla coppia Salvini-Berlusconi con l’amministratore delegato Flavio Cattaneo (molto vicino anche a Ignazio La Russa) e il presidente Paolo Scaroni che aveva guidato l’azienda elettrica dal 2002 al 2005, nominato dal governo Berlusconi, prima di passare all’Eni. Una decisione non facile da accettare per Giorgia Meloni che ha sacrificato Stefano Donnarumma il quale è rimasto anche fuori da Terna (dovrebbe andare alla Cassa depositi e prestiti in stand by per quando scadrà Dario Scannapieco l’anno prossimo). Nella società che gestisce la rete ad alta tensione è stata scelta come ad Giuseppina Di Foggia, che lascia la Nokia Italia; Giorgia Meloni mantiene così l’impegno di collocare una donna alla guida di una grande azienda pubblica, mentre la presidenza va a Igor De Blasio, ad di Arexpo e nel cda della Rai in quota Lega. Confermato alle Poste Matteo Del Fante grazie all’ottima performance e ai progetti messi in campo. Presidente sarà Silvia Rovere che proviene da Assoimmobiliare.

 

Anche le Poste hanno un ruolo strategico, tra il risparmio che alimenta la Cassa depositi e prestiti, la logistica, la gestione di dati sensibili. Su Scaroni ha fatto un intenso pressing Silvio Berlusconi schierando come plenipotenziario Gianni Letta, tornato in campo dopo la sconfitta in Forza Italia di Licia Ronzulli e la svolta filo-meloniana. La presidente del consiglio voleva tenere l’attuale presidente del Milan fuori dall’asse energetico visto il contratto trentennale che Scaroni stipulato con Gazprom nel 2005, appena arrivato all’Eni, e i rapporti con Vladimir Putin puntualmente riemersi e sottolineati dai giornali, a cominciare da La Repubblica. Puntando su Cattaneo, un manager affidabile (Terna, la Rai, Italo), Salvini ha dimostrato la sua forza non solo di interdizione. Di lui questo governo non può fare a meno ed è deciso ad esercitare un ruolo nient’affatto secondario.

 

I retroscenisti si dividono già in due scuole di pensiero: l’una sostiene che è stato ridimensionato il decisionismo onnivoro di Giorgia, l’altra è convinta che si sia in realtà concentrata sulle scelte chiave di maggior portata strategica e internazionale. Descalzi ha avuto un ruolo determinante nel ridurre la dipendenza dal gas russo, sostenuto da Cingolani ministro della transizione ecologica con Mario Draghi il quale ha esercitato insieme al presidente Mattarella una moral suasion affinché rimanesse in una posizione chiave. Importante anche la scelta come presidente di Leonardo di Stefano Pontecorvo ambasciatore italiano in Pakistan e poi rappresentante della Nato in Afghanistan, caldeggiata da Guido Crosetto, ministro della Difesa. Per capire i nuovi equilibri tra potere politico ed economico bisognerà guardare al quadro completo dei consigli di amministrazione. Prevalgono nelle liste proposte dal ministero dell’economia consiglieri indipendenti che provengono dal mondo della industria o della finanza, con ampia presenza femminile. Nel Cda dell’Enel entra Alessandro Zehentner di Forza Italia, che si è occupato di italiani all’estero. In Leonardo c’è Trifone Altieri già parlamentare della Lega e dal 2018 presidente di Invimit la società che deve valorizzare il patrimonio pubblico. Alle Poste arriva dal Piemonte Paolo Marchioni leghista, sindaco di Omegna. Come si vede, Lega e Forza Italia hanno cercato di presidiare almeno tre le maggiori imprese, tranne l’Eni i cui consiglieri mantengono un profilo tecnico.

 

Le nomine pubbliche creano sempre un gioco di specchi che riflette i rapporti esterni e quelli interni ai governi e ai partiti, la novità con l’Italia coinvolta al fianco dell’Ucraina è che questa volta incidono anche i riflessi internazionali. Su gas e armi non si possono lasciare varchi al putinismo nemmeno quello d’antan, Mattarella e Meloni vanno di pari passo. La scelta del generale della finanza Giuseppe Zafarana alla presidenza dell’Eni fa capire quanto anche in Italia l’industria energetica sia questione di sicurezza nazionale al pari dell’industria della difesa.

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