Foto di Fabio Cimaglia, via Ansa 

puzzle segreteria

Il Pd ci cacicca assai. Schlein alle prese con le correnti

Salvatore Merlo

Franceschini fa l'oracolo: “Alle europee prenderemo il 30 per cento”. Mentre la segretaria vuole Emiliano capolista e dialoga con Bonaccini sulle cariche. L'unica non discussa pare sia stata quella del presidente della Repubblica

Dario Franceschini accetta scommesse con i suoi amici: “Alle europee il Pd prenderà il 30 per cento”. E se lo dice lui non c’è ragione di dubitarne. Andrà certamente così. Perché Franceschini non ne sbaglia una, come sa bene Elly Schlein che a gennaio aveva consultato l’oracolo del Nazareno. “Tu vincerai il congresso”, le disse il sacerdote di Delfi Dario XI, lungo e secco come quasi tutte le Pizie. E tuttavia, sebbene sia ovvio che le europee si vincono esaminando il volo degli uccelli (se la direzione è rivolta verso levante, significa Schlein, verso ponente significa purtroppo Meloni), la segretaria del Pd ha lo sguardo ben piantato a terra.

Se in questi giorni la vedete aggirarsi per il suo studio al terzo piano, curva e assorta, non crediate che cerchi la biro: cerca le correnti. Poiché infatti è assai impegnata a “estirpare cacicchi e capibastone”, ha promesso a Michele Emiliano, il Gran Visir di tutte le Puglie, un posto di capolista alle europee. E poiché questa logica di tessere e spartizioni a lei non piace, pare che un altro posto da capolista lo abbia promesso pure a Stefano Bonaccini. Ed è proprio con questa “aria di metodo nuovo” che si vincono le elezioni. Con questa speciale freschezza.

La stessa, si direbbe, che già spingeva Mosè Veltroni sul monte Sinai e consigliava pure a Matteo Renzi, durante le famose europee del 40 per cento, di candidare, sì, cinque donne nuove e sconosciute, ma pure di rimpinzare le liste elettorali con i Bettini e i Gasbarra. Insomma quelli delle “aree culturali”. I soliti ignoti delle correnti. Una legione di ceto politico che sempre ci ha fatto pensare alla tribuna d’onore sui Fori imperiali il giorno della sfilata delle Forze armate. Gli stessi, all’incirca, che ora stanno preparando la nuova segreteria.

La discussione è, per così dire, articolata. Adesso pure Enrico Letta si è fatto una sua “area culturale”, e non si sa più bene quante siano diventate. Spuntano come i funghi. Fatto sta che gli equilibri, chiamiamoli in questo modo, sono saltati. Un po’ come i nervi di Schlein,  almeno nelle sue conversazioni con Bonaccini che guida la minoranza. Per reggere questo genere di trattative, d’altra parte, bisogna usare il collare di Sandoz, quello che adoperano i malati di artrosi per tenere ritto il collo, altrimenti la testa cade giù come una pera.

“Devi solo dirmi quanti posti devo dare a Letta tra quelli che spettano a te”, dice Schlein esausta. E Bonaccini: “Letta è fuori sacco, ci parli tu”. E Schlein, sempre più disperata: “No, te lo prendi tu. Perché Letta ha sostenuto te al congresso”. Come ben si vede, nel Pd anche le lacrime seguono la corrente. E la sola carica non discussa in queste ore, a quanto pare, è stata quella di presidente della Repubblica.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.