Il personaggio

Franceschini, "il naso della sinistra". "Elly Schlein è un'onda travolgente". Ancora una volta vince lui

Carmelo Caruso

Ex ministro, ex segretario del Pd. Era stato il primo a scegliere Schlein insieme alla moglie che potrebbe essere indicata nuovo capogruppo. E' la mappa nautica della sinistra

Roma. Che magnifico stregone! Il placido, l’eterno, “vincerà lei”. Aveva ragione lui. I segretari del Pd passano, ma Dario Franceschini resta. Si perpetua. Era stato il primo a dire: “Io voterò Elly Schlein”. Non solo. La moglie Michela De Biase potrebbe anche puntare alla carica di capogruppo (gli altri che se la giocano Francesco Boccia, Chiara Gribaudo, Cecilia D’Elia, Marco Furfaro, addirittura si dice vicesegretario). Schlein? Troppo acerba, poco strutturata. Quando si faceva il nome della numero due di Stefano Bonaccini, come sua sfidante, erano in tanti gli scettici. Perfino Goffredo Bettini, che ha assemblato in serie candidati vincenti, era insicuro: “Mi riservo di decidere”. Franceschini no. Franceschini non è mai scettico. Lui prega, si confida con Nostro Signore. Franceschini è infatti il “naso” del Pd. Lo sanno tutti che è una specie di figlio per Sergio Mattarella.

 

 

Si è fatto eleggere a Napoli, perché Franceschini è la “Cultura”, il “Verbo” e il verbo non si contesta. Il figlio del Verbo è il suo Salvo Nastasi, l'uomo che ha retto il ministero della Cultura e che in quanto figlio del verbo è trinità: Franceschini-Nastasi-Cultura. Il Verbo è ovunque e si candida dove si vince. La moglie pure candidata. E nessuno si permetta di dire che è la moglie di Franceschini! Ma non è forse vero che è anche la moglie di Franceschini? Alla Camera, “il naso” parla ai cronisti all’orecchio. Al Senato preferisce Guido Crosetto e Matteo Renzi che (ma chi lo ricorda?) lo chiamava “Dario il vicedisastro”. E’ rimasto ministro con Renzi, con Conte, con Draghi (che non amava, non si sono mai dati del tu). L’attuale ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lo sogna pure di notte. E cade dal letto. Franceschini si muove con un’intervista che è la mappa nautica. Quando serve ne concede una. E’ utile per i naviganti, è la carta che fa comprendere in che direzione va il mondo. E’ il fondo della tazza del caffè.

 

Al Nazareno dicono: “Il capotavola è dove si siede Dario”. E’ singolare come abbia lanciato la candidatura di Elly: “Ha 37 anni e tutte le caratteristiche per vincere in questo tempo nuovo”. Il passaggio capolavoro su Bonaccini: “Stefano ha guidato il partito ai vari livelli dalla fondazione nel 2007 a oggi, e ora è giusto che lasci il passo”. Al contrario di Bonaccini che c’era dalla fondazione del Pd, Franceschini c’era prima della fondazione della fondazione della fondazione. E’ stato lui a chiamare Letta da Parigi. Lui amico di Giuseppe Conte. Lui il sostituto di Veltroni. Lui il capo scout di Renzi. Lui il romanziere: “In Francia mi amano”. Lui autore per Elisabetta Sgarbi. Lui è Roma. Lui è Ferrara. Lui è Lui. Sono svaniti tutti, e si dice tutti. Veltroni è tornato a scrivere gialli, D’Alema viaggia per il Sudamerica, Bersani è ormai ospite di Floris. Renzi preferisce le conferenze. Franceschini rimane con il suo passo lento, quella barba ormai color arancio come la zucca. Se il talento di Franceschini fosse stato impiegato nell’industria privata avremo il nuovo Sergio Marchionne. Ma come si sa, l’arte di Franceschini viene spesa nel progettare i nuovi modelli di segretario del Pd. E’ il direttore del Museo dei Bronzi di sinistra. Sbiglietta nuove mostre. Per il 2023 ha già annunciato la mostra “I diritti di Schlein”. La mostra rimarrà aperta fino a quando il direttore Franceschini troverà nuove opere. Un nuovo segretario.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio