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editoriali

Contro il luddismo della nuova destra

Redazione

Innovazione e non solo. No, il conservatorismo non è difesa dello status quo. Non si può sostenere la libertà di mercato e poi, in base a pregiudizi, escludere dal mercato prodotti o tecnologie: di questa contraddizione prima o poi il centrodestra dovrà rispondere

La destra italiana ha una pulsione conservatrice contro le novità tecnologiche: i casi più recenti riguardano la carne coltivata, gli alimenti a base di insetti ma anche l’intelligenza artificiale di ChatGPT. L’argomento impiegato per opporsi è la salvaguardia degli utenti, ma anche questo è sintomo di una diffidenza  nei confronti delle persone che non saprebbero scegliere tra l’impiego ragionevole e quello inconsapevole di nuovi prodotti e nuove tecnologie. Per la verità non è sempre la politica del centrodestra a opporre ostacoli, nel caso dell’intelligenza artificiale il divieto è stato posto dal Garante per la protezione dei dati personali, mentre Matteo Salvini ha giudicato sproporzionata la sua decisione. Tuttavia in troppe occasioni in qusti mesi la destra di governo ha dato l’impressione di voler alimentare  un conservatorismo cieco, che preferisce impedire la sperimentazione delle novità invece di controllarla per evitare abusi sempre possibili e che considera la difesa del conservatorismo  un sinonimo della difesa dello status quo. Può darsi che sia una posizione rappresentativa di una fetta consistente della popolazione, magari di quella più anziana e meno disposta alle sperimentazioni, ma anche se fosse così si tratterebbe di una postura difensiva e che, per giunta, non trova modo di interloquire con l’area più dinamica e moderna della popolazione (che non necessariamente coincide con le fasce giovanili). Un principio conservatore è connaturato storicamente alle posizioni di centrodestra in tutto il mondo, ma la forza del conservatorismo sta nella capacità di scegliere quello che va conservato perché rappresenta un valore permanente, e ciò che va innovato per corrispondere non a un generico progressismo ma all’evoluzione della tecnologia in vari campi, che è poi un motore per la crescita non solo economica ma anche civile e culturale. Non si può sostenere la libertà di mercato e poi, in base a pregiudizi, escludere dal mercato prodotti o tecnologie innovativi: di questa contraddizione prima o poi il centrodestra dovrà rispondere.

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