Viale Mazzini

Conte come Ettore Bernabei. È "Rai love" per frenare Schlein

Carmelo Caruso

Incassa la guida della Commissione Vigilanza per il M5s ma punta, grazie al trio, Mazzola, Sala, Carboni, a fare della Rai la sua antenna. Ecco l'ultima passione del leader del M5s

L’amava ma non lo sapeva, la possedeva ma non la guardava. Giuseppe Conte vuole recuperare: “Rai, il canone ti darei e mille baci e ancora mille. Voglio tutto di te!”. Oggi afferra la presidenza della Vigilanza Rai e la “dona” alla senatrice 5s, Barbara Floridia: “Sarai la mia voce, quello che Cristiano era per Cyrano de Bergerac”. Un collaboratore di Rocco Casalino: “Conte? E’ convinto di essere il nuovo Ettore Bernabei, il padre della televisione italiana. Compone endecasillabi in ode a Mara Venier. E’ grave?”. Il piano: usare la Rai come balcone per arrivare nelle stanze degli italiani. Elly Schlein ha i giornali dalla sua, ma lui, Conte, vuole fare le serenate con Giuseppe Carboni, Claudia Mazzola e Simona Sala. Sono il suo Trio Lescano, la sua banda musicale.

Prima fase: elaborazione del  rimpianto. Conte, il premier di due governi, aveva gli occhi chiusi. Monna Rai, personaggio immaginario, ma reale (tredicimila dipendenti che a ogni cambio di governo si metamorfizzano in Afrodite, per meglio circuire il potere) diceva: “Vienimi a trovare, chiacchieriamo. Ho tante cose da dirti”. Lui, Conte: “Mi piacerebbe, ma perdonami, Monna Rai. Non siamo fatti per questo amore. Non è il nostro tempo. So però che Vincenzo Spadafora ha un debole per te. E poi c’è Salini”. Guardate che è andata così. Conte premier indica Fabrizio Salini come ad Rai e Salini, anche grazie a Giampaolo Rossi, ex membro del Cda Rai in quota FdI, e suo geografo, riesce a navigare fino al 2021. L’avvocato del popolo consegna la gestione spicciola del dossier Rai a Spadafora e a tre giornalisti Rai: Carboni (ex direttore del Tg1) Sala (oggi direttrice del day time) e Mazzola.

Correva l’anno 2018 e il M5s candidava Mazzola pure come amministratrice del condominio. Da giornalista del Tg1 entra nella rosa dei membri possibili per il cda. Successivamente viene nominata, la vigilia di Natale, alla guida dell’Ufficio Stampa Rai. Nel 2020, l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, la incorona  presidente della Fondazione Musica per Roma (è rimasta  anche con Roberto Gualtieri). Dal 2021, va a dirigere l’Ufficio Studi Rai (in questa azienda sono come Volverine, il supereroe: hanno artigli formidabili). Per il resto, si sa come è andata. Spadafora lascia i 5s. Il “soldato” Carboni percepisce 240 mila euro l’anno ma senza un ruolo operativo in Rai. Fino a quando Conte, seduttore nato, insidiato da Schlein, viene strapazzato d’amore sulla via di Mazzini. Pensa: “Ci serve la Rai!”. Si ricorda di avere in cda, il valiente membro, Alessandro Di Majo e sa che Giorgia Meloni, diciamo, ha qualche problemino fuortes, ovvero con l’ad Rai Carlo Fuortes che dovrebbe andare alla Scala di Milano (?).

 Dunque, il voto di Di Majo, in cda, vale come un cappello di paglia sotto il sole a 40 gradi e come un ombrello durante la pioggia di marzo. La premier non vuole solo avvicendare Fuortes con Roberto Sergio e con Rossi, rispettivamente ad e direttore generale. La sua idea è una grande riforma della governance Rai. Ecco che Conte, lesto, lesto: “Ma è sempre stata anche la mia idea!”. Di nascosto l’ex premier si asciuga le lacrime con la sua pochette: “Stolto, stolto. Rai, eri angelicata e bella! E io …”. In amore non è mai detta l’ultima parola. Di Majo offre il suo voto. Conte lo porta in dote a Meloni e Meloni gli offre un’altra possibilità. Concordano che la battaglia è comune: Il Pd, in Rai, è come l’amante bruto, ma  adesso manca poco e lo faremo “alla libertina”. Mazzola può ambire al ruolo di direttrice della comunicazione Rai o un altro incarico nel corporate. Come capo staff di Sergio potrebbe  essere indicata la “competentissima” Paola Marchesini, direttrice di Radio 2, e moglie di Paolo Del Brocco, al momento ad di Rai Cinema (è tutto un love). 

Dimenticavamo Conte, che ora inoltra a Meloni pure le critiche televisive di Aldo Grasso, ricorda: “Presidentissima, Fuortes ha maltrattato il nostro Carboni. Da un anno scrive lettere cariche di passione. Vuole una direzione, uno spioncino. Credimi, vuole lavorare e lui, Fuortes…”. Per Carboni sarebbe pronta la direzione di Rai Parlamento. A Sala, altra star del Trio Lescano-Conte, perché non affidare la direzione di Rai Sport? L’incarico della Sala dovrebbe così acciuffarlo Angelo Mellone, area FdI. E mai dimenticare che, quando si è travolti dall’eros, si desidera che eros avvolga l’universo. Marcello Ciannamea, quota Lega, aspira al ruolo di Coletta, direttore dell’Intrattenimento.

E Coletta? Risposta dal sottosuolo Rai: “Può andare al posto di Roberto Nepote, direttore marketing, prossimo alla pensione. Il vero sogno di Conte è tuttavia un altro. Tingere di giallo Rai3, TeleKabul”. E infatti, la sera, in terrazzo, insieme all’antennista Rocco Casalino, dicono che abbia iniziato a fare prove tecniche di trasmissione: “Rai Volturara Appula, mi sentite? Rocco, sposta l’antenna. No, non dicevo a sinistra! Quella è TeleSchlein! Che diamine! Rocco!”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio