Senza cercare applausi, la presidente del Consiglio propone al sindacato un "gioco di squadra": al di là delle differenti posizioni, deve prevalere il bene del paese. Ed è una vittoria anche per Landini
Ammesso che la Cgil sia “il lupo”, Giorgia Meloni, partecipando al Congresso di Rimini, ha dimostrato che lei certamente non è Cappuccetto Rosso. E che sa benissimo come toccare le corde giuste per rivolgersi alla platea cigiellina. Non per ricevere applausi (che infatti non ha avuto), ma per sintonizzarsi con quello che, evidentemente, ritiene un interlocutore importante, dal quale non intende prescindere. Meloni ha più volte sottolineato il valore del sindacato, e soprattutto il valore del confronto col sindacato; ma nello stesso tempo ha difeso senza cedimenti i provvedimenti del governo: dalla delega fiscale, approvata appena ieri e “troppo frettolosamente bocciata” (Landini ne ha infatti chiesto il ritiro, minacciando lo sciopero) alla scelta di abolire il Reddito di cittadinanza, ribadendo che “per uscire dalla povertà c’è una sola strada valida, quella del lavoro e della crescita economica”.
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