Editoria

Berlusconi blocca la vendita del Giornale. I tormenti del partito e l'ombra di Meloni

Carmelo Caruso

Il Cav. ci ripensa. La cessione agli Angelucci ora si complica. Le perplessità di Forza Italia contro le reti Mediaset troppo vicine alla premier. Cairo può tornare alla carica

Roma. Non lo ha venduto e la notizia è che non ha più intenzione di venderlo. Silvio Berlusconi ha fermato la cessione del Giornale alla famiglia Angelucci. La svolta viene confermata da Forza Italia, il partito del Cavaliere. Annunciata a fine dicembre, la vendita del quotidiano era in uno stato avanzatissimo. I manager dei due gruppi analizzano da settimane i conti del giornale fondato da Indro Montanelli. A spingere per la conclusione della trattativa sono i manager del gruppo Mondadori e la famiglia Berlusconi. A chiedere un’ulteriore riflessione al Cav. è il partito convinto che l’acquisto degli Angelucci non sia altro che “un regalo, una dote da consegnare alla premier, un segno dell’uscita di scena di Berlusconi dalla politica”. L’operazione è stata chiamata “Fox Meloni News” e prevede la costruzione, da parte degli Angelucci, di un polo editoriale composto da Giornale, Libero e non si esclude anche la Verità.

 

La vendita del Giornale si dava per finalizzata dopo le elezioni regionali in Lombardia. Oggi un ripensamento che contrappone i fratelli Berlusconi. Il Cav. avrebbe alzato il telefono e chiesto al management del quotidiano di interrompere la cessione: “Il Giornale è mio”. E’ anche del fratello Paolo Berlusconi. L’altro Berlusconi vuole la vendita. Pure Pier Silvio e Marina Berlusconi sono favorevoli alla cessione. Il padre ha un legame affettivo con il quotidiano ed è rimasto ferito dagli attacchi ricevuti in queste settimane. Le frasi del presidente Zelensky hanno dato forza a quanti nel partito gli ricordano: “Le reti Mediaset non fanno opinione, i quotidiani sì”. A corroborare questa linea di pensiero è la presenza oramai quasi fissa della premier a Rete 4, rete che ha scelto per le sue interviste e che in FI definiscono “Meloni 4”. Per non far saltare la trattativa sia i manager del gruppo Angelucci sia quelli del Giornale ragionano su una soluzione che nel mondo dell’editoria viene definita “una farsa e pure a perdere”. Si lavora a una cessione 70/30. Il 70 per cento agli Angelucci e il 30 per cento alla famiglia Berlusconi. Presidente della nuova società potrebbe essere il fratello Paolo che conserverebbe un ruolo. Serve a dimostrare che Berlusconi non si è sfilato dal Giornale. E’ una soluzione che fa a pugni con la necessità della vendita.

 

Se è vero che il Giornale viene ceduto per i debiti accumulati, è un non senso restare dentro una società con gli stessi debiti, perdendo inoltre la possibilità di stabilire la linea editoriale. Chi è vicino a Berlusconi propone il contrario (30 per cento agli Angelucci e 70 per cento a Berlusconi) e ricorda che c’è un altro acquirente possibile. E’ Urbano Cairo, già disponibile all’acquisto. Lo sarebbe ancora. Dall’annuncio della vendita, data dal vicedirettore del Giornale Nicola Porro con un tweet: “Berlusconi ha venduto il Giornale”, era il 31 dicembre 2022, sono passati quasi due mesi. Berlusconi non l’ha (ancora) venduto. Non vuole venderlo perché confida: “Diranno che lascio la politica. E’ falso”. Da anni si parla della vendita e sempre Berlusconi cambia idea. E’ il più libertino dei grandi italiani, ma non riesce a separarsi dal suo amore di carta.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio