L'intervista

"La guerra in Ucraina si chiude con la diplomazia. Basta parrucconi no autonomia". Parla Zaia

Carmelo Caruso

"Meloni premier coerente. Sui diritti basta trattarci come se avessimo anello al naso. Esistono professori illuminati che tifano forza povertà". Intervista al governatore leghista del Veneto

Presidente Luca Zaia, in Veneto la chiamano il Doge. Oggi è passato un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina. Un doge all’Ucraina cosa spedirebbe: vele o cannoni? “Un uomo di buon senso parte dalla premessa che l’Ucraina è il paese aggredito e la Russia il paese aggressore. Senza l’aiuto dell’occidente, l’Ucraina sarebbe stata spazzata via. E’ innegabile”. Un uomo di buon senso subito dopo cosa aggiunge? “Aggiunge che i conflitti vengono chiusi con importanti azioni diplomatiche e che è impensabile ritenere che Putin e Zelensky possano arrivare alla soluzione da soli. Quella soluzione che auspico, per interrompere questo efferato massacro, non può che essere uno sforzo congiunto compiuto da America e Cina”.  Siamo al telefono con il governatore del Veneto Luca Zaia e sui siti la notizia di apertura riguarda il ministro della Lega, Giuseppe Valditara. Il Pd gli chiede le dimissioni. La colpa di Valditara è aver stigmatizzato una preside che ha definito un pestaggio a scuola un “pestaggio fascista”.

 

Presidente Zaia, lei ha capito qual è la differenza tra un pestaggio-pestaggio e un pestaggio fascista? “Io so che la violenza è violenza, che un pestaggio è un pestaggio. Non è mai esistita la violenza di destra o di sinistra. Si chiama violenza senza aggettivi. Mi fermerei qui”. Al Foglio,  le domande non sono in grassetto ma separate dalle virgolette. A parlare siamo ora noi. Caro Zaia, la grande riforma dell’Autonomia si è fermata. Continuano ad arrivare le proteste dei sindaci del sud. Cosa accadde? “E’ inevitabile che una grande riforma debba essere approfondita. Quello che non posso tollerare è la visione che viene data. L’Autonomia non l’ha inventata l’ufficio studi della Lega. L’autonomia non è la secessione”. E invece dicono che spaccate l’Italia e che l’affamate. Siete “i bruti dell’autonomia”? “Le rispondo con una frase di un Nobel: ha più bisogno uno che ha avuto e che oggi non ha più, di uno che oggi ha, ma che non ha mai avuto. Chi si oppone all’autonomia vuole restare nella sua comfort zone. Leggo illuminati professori, che tifano povertà, e che si ergono a garanti della Costituzione”. E lei cosa replica agli illuminati? “Che il garante dell’Autonomia esiste. Si chiama Sergio Mattarella. L’autonomia è una legge costituzionale bollinata. Mi fa sorridere che questi benpensanti criticano l’autonomia avendola nelle loro regioni. Delle due l’una: o è sbagliata dappertutto o la loro è solo incoerenza. Purtroppo è incoerenza”.

 

Lei sa come è fatto un ‘Homo meridionalis’? “Io so come è fatto un italiano. E’ uguale da Venezia a Canicattì. Io faccio solo una separazione tra la lobby del buongoverno e la lobby della malagestio. Nelle regioni del nord lavorano e si curano italiani del sud. Le dico di più. Sono gli italiani del sud che vogliono l’autonomia”. Sono “zaiani” anche al Vomero? “Sono italiani che vogliono al sud gli stessi servizi del nord. La nostra raccolta differenziata funziona perché abbiamo iniziato trent’anni fa. I nostri ospedali sono efficienti perché abbiamo cambiato modello organizzativo. E’ costato in termini politici. Sono scelte che non hanno consenso immediato ma che ripagano nel tempo”. I deputati del Pd parlano di lei come di un “golpista”. Dove tiene i suoi carri armati? “Con l’eccezione del governo Conte I, il Pd è in maggioranza da ben dieci anni. E dico dieci! Se l’autonomia è uno spacca Italia chiedo a loro perché non hanno mai approvato l’unisci italia? Il giorno del referendum, in Veneto, si sono presentati ai gazebo ben oltre due milioni di veneti compresi elettori del Pd. Sa chi è stato il più grande sponsor dell’autonomia?”. Un “golpista” pure lui? “Si chiama Giorgio Napolitano. In un dibattito sull’autonomia ha dato una risposta esemplare: ‘L’autonomia è una vera assunzione di responsabilità’. Temo che sia questa la ragione per cui i benpensanti illuminati non la vogliono”. Lei si fida di Giorgia Meloni? E’ sicuro che voglia approvare questa riforma? “Ho la fortuna di averci lavorato quando ero ministro dell’Agricoltura. La conosco. Conosco la sua coerenza. Questo governo sta dimostrando che mantiene le promesse. In cento giorni ha fatto quello che Cristoforo Colombo ha fatto con l’uovo. Ha messo l’Italia in piedi. La differenza tra questo governo e quelli precedenti è che questo governo è consapevole che la componente tempo è il vero discrimine tra l’avere rispetto o discrimine dei cittadini”.

 

Nel suo libro “I pessimisti non fanno fortuna” (Marsilio) ha parlato per la prima volta di diritti e omosessualità. Nella Lega siete ancora bigotti, vi indignate per un bacio tra uomini? “In quel mio libro ho affrontato, per la prima volta, a destra, il tema. Lo dico una volta per tutte. Il vero bigotto è chi descrive la destra come una parte politica con l’anello al naso. I diritti non hanno colore. Bisogna sapere garantire libertà senza rinunciare all’identità. La mia opinione è ‘Puoi passare il mio confine, ma qualificati’ insieme a un’altra massima ‘la mia libertà finisce dove comincia la tua”. Finiamo con un suo simpatico antagonista. E’ Vincenzo De Luca, il governatore della Campania. Ovviamente la rimprovera … sui fegatini alla veneziana che non avrebbe trovato a Venezia… “Gli ricordo che nei miei confronti ha un debito di gratitudine eterno”. Ha cucinato per lui? “Meglio. Da ministro mi sono battuto per fare ottenere a Napoli la certificazione europea della pizza Margherita. Sono finito anche nel presepe di San Gregorio Armeno”. Quindi l’Italia è una? “Con l’autonomia”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio