Ansa

L'intervista

Un patto repubblicano tra maggioranza e opposizione. Parla Valditara

Claudio Cerasa

Scuola, giustizia, Ucraina e riforme istituzionali: l'agenda del ministro dell'Istruzione per "entrare in una fase nuova di legittimazione reciproca"

Dice Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, che per la politica italiana è arrivato il momento di guardarsi negli occhi, di sotterrare le sciabole e di fare un passo in avanti per dimostrare, con i fatti, quanto sia matura la nostra democrazia. Dice Giuseppe Valditara, ministro del governo Meloni, in quota Lega, che una democrazia matura, come l’Italia, ha il dovere, in questa fase storica, di fare tutto il possibile per costruire, così lo definisce il ministro, “un patto repubblicano”. Un’espressione che, in politica, solitamente viene utilizzata in modo astratto, generico, come a voler segnalare l’inizio di un non meglio definito “volemose bene” tra i partiti, e che però il ministro Valditara, in questa chiacchierata con il Foglio, chiacchierata avvenuta qualche ora dopo l’ennesima assoluzione in un processo di Silvio Berlusconi, sceglie di perimetrare in modo concreto.

 

“Lo penso davvero. Credo che la politica debba entrare in una fase nuova che non faticherei a definire di legittimazione reciproca, che non significa che l’opposizione rinunci a coltivare le proprie differenze, le proprie idee, ma significa non considerare l’altro come un nemico. L’opposizione ha il diritto naturalmente di criticare tutto quello che pensa sia opportuno criticare, rispetto all’attività del governo, ma allo stesso tempo dovrebbe capire quanto sia dannoso delegittimare il governo in modo pretestuoso, inventando false polemiche, e arrivando a portare fuori dai nostri confini un messaggio negativo rispetto a ciò che è oggi l’Italia”. Vale per l’opposizione, ma vale anche per la maggioranza? “L’appello fatto giorni fa da Giorgia Meloni, e da Matteo Salvini, di abbassare i toni è certamente condivisibile”. Patto repubblicano, d’accordo, ma in che senso? “Lo vedo su quattro punti. Difficili ma non impossibili”. Primo punto? “Non dividiamoci sulla Costituzione”. Sta criticando la destra che ha criticato Benigni a Sanremo? “Sto dicendo un’altra cosa. Sto dicendo che la Costituzione, nella sua prima parte, incarna la bellezza dell’Italia. E per questo, nei prossimi giorni, abbiamo scelto di lanciare una campagna per portare la Costituzione nelle scuole, per spiegarla, per raccontarla, per valorizzarla”.

 

Secondo punto? “Penso che, in una stagione come quella in cui viviamo, all’interno della quale gli studenti hanno bisogno di contaminarsi con il mondo del lavoro, dovrebbe essere interesse di tutti, non solo di una parte, rafforzare l’alternanza scuola lavoro, migliorandola, rendendola ancora più sicura, creando un rapporto positivo con le imprese ma evitando di togliere ai ragazzi un’opportunità di crescita che considero decisiva”. Terzo punto? “La giustizia. Non voglio soffermarmi sull’assoluzione di Berlusconi, di cui sono molto felice, ma vorrei soffermarmi su una necessità assoluta, che non dovrebbe più essere materia di divisione tra le forze politiche. Mi chiedo se sia solo di destra o interesse di tutti augurarsi che in Italia vi sia una autentica separazione tra i poteri. Mi chiedo se sia di destra o interesse di tutti augurarsi che l’Italia possa avere sempre meno magistrati desiderosi di esondare dalle proprie funzioni. Mi chiedo se sia di destra o interesse di tutti augurarsi che la giustizia non venga utilizzata come una clava per aggredire i propri avversari politici”.

 

Avere uno stato di diritto sano non è un tema che riguarda la destra, è un tema che riguarda l’Italia e costruire un patto repubblicano fra maggioranza e opposizione per difendere il nostro stato di diritto penso sia un passaggio necessario per provare a rendere più forte la nostra democrazia”. Quarto punto: le riforme istituzionali. “Sull’autonomia differenziata noto che proprio il candidato alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini, ha  chiesto in passato la devoluzione di competenze per l’Emilia-Romagna. Non si può dunque demonizzare la proposta di legge del governo che attua norme costituzionali approvate fra l’altro da una maggioranza di centrosinistra. Sono del resto sicuro che, da governatore e politico pragmatico, saprebbe come trasformare l’autonomia in un’opportunità per rendere le regioni più forti, più efficienti, più all’altezza delle sfide che è la stessa Costituzione a indicare agli articoli 116 e 117”.

 

Sul presidenzialismo? “Il presidenzialismo è al centro del programma elettorale del centrodestra, anche su questo abbiamo chiesto il voto e anche per questo siamo stati votati. Ciò che interessa al centrodestra è spingere l’Italia verso una nuova stagione di governabilità, lontana dal consociativismo”. È una destra più moderata rispetto al passato, quella che ha in testa Valditara, e lo stesso ministro sostiene che “le regionali hanno premiato il percorso pragmatico della Lega di Matteo Salvini”. Un percorso, chiediamo noi, che potrebbe portare la Lega ad avvicinarsi alla destra liberale incarnata, in Europa, dal Ppe? “Ogni momento di dialogo con le forze liberali europee ha a mio avviso elementi di notevole interesse”. Il patto repubblicano che ha in mente il ministro Valditara passa da qui. Meno dogmi, meno polemiche, più dialogo. Al termine della nostra conversazione chiediamo al ministro, a proposito di resistenza, a proposito di battaglia contro i totalitarismi, che cosa si augura che un giorno venga scritto sui libri di storia, rispetto alla resistenza ucraina. “Mi auguro che un giorno i libri di storia possano celebrare quello che l’Ucraina ha fatto per il suo popolo e anche per l’Europa. Ha difeso la sua libertà. Ha difeso la patria. Ha difeso un popolo. Ha difeso la dignità di un essere umano. E ha costretto l’Europa a fare quello che non sempre l’Europa riesce a fare. Creare un sentimento europeo. Alimentare il senso di solidarietà. Scommettere sulla coesione. E offrire risposte concrete, seppure a volte tardive, per sostenere un paese e un popolo aggredito. Nel mio piccolo, per quel che conta, non smetterò mai di ringraziare quel popolo per quel che ha fatto per difendere la libertà”.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.