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le novità

Così il governo prova ad aggirare i veti locali sul Pnrr

Redazione

Fitto ridisegna la governance del Next generation Eu: più poteri alla cabina di regia a Palazzo Chigi e dimezzamento dei tempi di approvazione. Oggi il vertice tecnico in previsione del Cdm di giovedì

Dopo mesi di interlocuzione al proprio interno e con la Commissione europea, il governo è pronto a rivedere la governance che si dovrà occupare della realizzazione del Pnrr. Lo farà a partire da oggi, in una riunione tecnica che viene considerata un preconsiglio dei ministri, in previsione del vero Cdm che ci sarà giovedì e che sarà chiamato ad approvare le nuove norme. Le novità sono diverse, molte delle quali le avevamo già anticipate occupandoci della volontà del governo di rivedere l'eredità Draghi su questo versante. In realtà ci si aspettava che il testo sarebbe arrivato in Consiglio dei ministri entro gennaio, ma la necessità di sciogliere alcuni nodi, così come quella di cercare di venire incontro alle esigenze degli enti locali, ha provocato un allungamento dei tempi.

 

In particolare si prevede la nascita di due nuove strutture che si dovranno occupare dell'attuazione del Pnrr. Non ci saranno più la segreteria tecnica alla presidenza del Consiglio e il Servizio centrale al ministero dell'Economia e delle finanze, sostituite da una "Struttura di missione" a Palazzo Chigi (chiamata anche a gestire i "fondi di coesione") e da un'Ispettorato generale presso il ministero di via XX settembre. Quest'ultimo chiamato a vagliare i progetti e i capitolati del Next Generation Eu fornendo costantemente un monitoraggio contabile, accessibile anche alle richieste che man mano arriveranno da parte della Commissione europea. Il perno di questo nuovo assetto saranno il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, che ha la delega al Pnrr e che ha sempre parlato di scarsa sintonia tra le strutture preesistenti. E ovviamente la premier Giorgia Meloni, per quel che riguarda l'indirizzo politico, con l'accentramento delle competenze a Chigi. Così viene prevista anche la possibilità di rivedere quello spoil system introdotto all'epoca del governo Draghi. Che avrebbe dovuto garantire una continuità almeno fino al 2026. In sostanza, tutti i vari ministeri potranno sostituire le strutture dedicate alla realizzazione del piano. Così come viene anticipata al 2023 la stabilizzazione di 500 tecnici che lavoreranno ai vari dossier legati ai fondi europei, con la possibilità di allargare le maglie per prevedere l'assunzione di altre figure considerate indispensabili.

 

Per quel che riguarda gli enti locali, poi, non ci sarà più il "tavolo per il partenariato economico, sociale e territoriale". Ma i rappresentanti di comuni e regioni saranno coinvolti direttamente nella cabina di regia a Palazzo Chigi: ci saranno, per esempio, sia il presidente della conferenza stato-regioni Massimiliano Fedriga, che il presidente dell'Anci Antonio De Caro (così come il sindaco di Roma Roberto Gualtieri). Ma la novità più impattante riguarda la possibilità, per il governo, di accorciare il tempo per l'approvazione delle procedure. L'intimazione ad adempiere, cioè quell'attività che permette al governo di sostutirsi agli enti inadempienti, scatterà non più dopo 30 giorni ma dopo 15. Così come ogni mancata risposta dei vari livelli istituzionali locali consentirà al governo di sostituirsi e procedere al via libera dei progetti, per non intaccare il cronoprogramma del Next generation Eu. Che, anche alla luce delle nuove disposizioni, adesso dovrà essere rivisto con Bruxelles. 

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