La sede dell'Enit a Roma (Wikipedia)

Santanché, et voilà

All'Ente del Turismo le strane assunzioni di figli illustri. C'è la manina di Palazzo Chigi

Simone Canettieri

Una sequela di nomi eccellenti figura tra gli assunti all’Enit: tutti temporaneamente “spiaggiati”, in un conflitto di interessi assai palese e spiacevole. Un'operazione che rischia di diventare assai indigesta per il governo Meloni

Uno spettro si aggira per la Commissione Affari Costituzionali del Senato, lo spettro della famigerata ‘manina’ capace da sempre di incunearsi in leggi e leggine per motivazioni decisamente discutibili. Nel contorto e nebuloso iter di approvazione della legge di conversione del decreto-legge Milleproroghe, nelle sedute torrenziali della Commissione, è in attesa di far capolino, infatti, una norma per l’assunzione di figli e nipoti di altissimi papaveri dello Stato. 

 

Di che parliamo? I tecnici del ministero del turismo hanno preparato una polpetta avvelenata, di cui è difficile immaginare Giorgia Meloni abbia piena consapevolezza, anche se il regista della operazione le siede accanto come suo capo di gabinetto. Si tratta di una norma pensata per emendare la legge di conversione del Milleproroghe, nelle cui pieghe è stata nascosta la trasformazione in dipendenti pubblici dei dipendenti di Enit – Agenzia nazionale del turismo, che dallo scorso anno prestano servizio presso il Ministero diretto attualmente da Daniela Santanché e assunti, senza concorso ma solo con una selezione pubblica il cui bando era privo di materie di esame e di un’autentica articolazione in prove, quando capo di gabinetto del Mitur era proprio quel Gaetano Caputi ora preso dalla Meloni a Palazzo Chigi, e vertice politico del dicastero era il leghista Massimo Garavaglia. E in fondo già Caputi, tra le pieghe di un altro provvedimento normativo, questa volta la legge di bilancio licenziata dal Parlamento nel dicembre 2021, aveva trasformato la assunzione di questi giovani da tempo determinato, come prevedeva il bando di selezione, a tempo indeterminato, pensando bene di non riaprire il bando così modificato, senza dare pubblicità alcuna alla radicale e sostanziale modifica. E come in quella occasione, anche in questa il linguaggio dell’emendamento suona volutamente involuto e opaco, contenendo una serie di rinvii a fonti normative inestricabili per il lettore medio. 

 

La norma sarebbe il coronamento di una operazione che parte da lontano e che presenta moltissimi profili altamente critici e discutibili. Andando infatti a ritroso per dipanare la matassa, si scopre che con questo provvedimento tutti i dipendenti assunti da Enit per le esigenze, temporanee, del ministero del Turismo sarebbero magicamente, è davvero il caso di dirlo, trasformati in pubblici dipendenti, con il trattamento economico dei pubblici dipendenti e senza aver sostenuto alcun concorso. La stranezza e le non poche incongruenze della procedura, peraltro, vennero rilevate a più riprese dagli stessi partecipanti, quelli senza santi in paradiso, come emerge chiaramente dai molti post sui gruppi Facebook specificamente dedicati alla selezione.

 

È solo il caso di precisare, arrivati a questo punto, come Enit sia un ente pubblico economico vigilato dal Ministero del turismo, e come tale, a dispetto del nome, non sia più una amministrazione pubblica dal 2014. I suoi dipendenti sono a tutti gli effetti dipendenti privati, a cui si applica il contratto collettivo del settore turistico. Sono semplicemente ‘prestati’, in regime di avvalimento, al ministero del turismo, per le esigenze del Pnrr. E al contrario dei vari funzionari assunti, a tempo determinato, in tutti i ministeri all’esito di autentiche procedure concorsuali per le esigenze di governance del Pnrr, per i giovanissimi funzionari di Enit, assunti senza concorso, verrebbe prevista la trasformazione in dipendenti pubblici, facendoli transitare direttamente nei ruoli del ministero del Turismo. Un’autentica discriminazione. Come discriminatorio il provvedimento sarebbe nei confronti di tutti gli altri dipendenti Enit, quelli che erano in servizio prima della selezione in oggetto e che rimarrebbero fuori dal perimetro di applicabilità della norma. Figli di un Dio minore, evidentemente.

 

Ma il bello, o meglio il brutto, deve ancora arrivare. Perché c’è un ulteriore aspetto che rischia di rimanere assai indigesto per il governo di Meloni: la sequenza di nomi eccellenti che figurano tra gli assunti Enit. C’è ad esempio la nipote di un ex presidente del Consiglio di stato e il figlio di un colonnello della Guardia di finanza; c’è il famigliare di uno dei leader di partito della maggioranza, c’è chi fa diretto riferimento a un importante dirigente della Consob e poi perfino parenti di chi lavora nell’ufficio legislativo dello stesso ministero del Turismo. Tutti temporaneamente “spiaggiati”... all’Enit, in un conflitto di interessi assai palese e spiacevole

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.