Oltre il caso Giarrusso

“Doveroso il dialogo del Pd con il M5s”. Parla (dal lato Schlein) Michela Di Biase

Marianna Rizzini

La deputata dem auspica "uno sforzo di dialogo per essere più incisivi e contrastare la maggioranza nei fatti", aprendo ai pentastellati. E sul voto alle regionali, consiglia di "arrivarci senza cedere al catastrofismo"

Il congresso Pd, il futuro, il passato, l’ombra del governo rossogiallo e i ricordi del governo Draghi, sempre con il pungolo del rapporto con l’ex premier ed ex alleato Giuseppe Conte. Non bastasse, negli ultimi giorni è spuntata la questione dell’ex grillino ed europarlamentare Dino Giarrusso che vuole entrare nel Pd dal lato del candidato favorito alla segreteria Stefano Bonaccini (dopo aver provato dal lato Schlein), cioè dal lato dem che si è sempre pensato fosse meno propenso a lasciare spazio di manovra a chi, fino all’altroieri, lavorava dal M5s contro il Pd. E si ritorna al via: se ci sono ambiguità verso tutto quello che c’è a sinistra del Pd, non sarebbe meglio chiarire una volta per tutte le posizioni, per evitare di trovarsi nella situazione in cui si è trovato Bonaccini? In altre parole, dal lato Schlein si pensa: lo diciamo da tempo che, in prospettiva, non si potrà prescindere da un’intesa cordiale con le formazioni a sinistra del Pd, gli altri come si pongono, davvero?

 

“Prima di tutto ricordiamoci che con il M5s siamo all’opposizione insieme”, dice Michela Di Biase, neodeputata pd, già consigliera regionale e comunale, oggi sostenitrice della mozione Schlein. “Lo ripeto: per fronteggiare questa destra dobbiamo agire il più possibile insieme, e lo dico nonostante ci siano situazioni in cui varrebbe la pena sottolineare di più la diversità delle posizioni tra noi e il M5s”. C’è però anche una questione di sfumature: in aula, martedì, durante il dibattito sulle parole del deputato di FdI Giovanni Donzelli, inizialmente tra i Cinque Stelle non ci sono state solenni alzate di bandiera a difesa del Pd. “Penso sia più che mai opportuno, anzi doveroso, ora”, dice Di Biase, “fare uno sforzo di dialogo per essere più incisivi e contrastare la maggioranza nei fatti. Non possiamo permetterci un altro atteggiamento”. Atteggiamento che fino a oggi, però, in altre aree del Pd è stato predominante (convintamente).

 

Il caso Giarrusso ha scoperchiato qualche contraddizione, quantomeno comunicativa. “Io non credo che la nostra identità venga sminuita dal fatto di avere un dialogo con il M5s”, dice Di Biase. “Io almeno non lo vivo male, anche se, e proprio perché, in questo congresso costituente si sta parlando molto di identità futura e di identità mancata del partito. Beh, penso che proprio affermando la nostra identità possiamo sostenere senza timori il rapporto con i Cinque Stelle in modo utile per tutta l’opposizione. Elly Schlein, a mio avviso, ne è consapevole, vista anche la sua esperienza al di fuori del partito, ora messa a servizio dello stesso”.

 

E però le divergenze con il M5s, nel recente passato, non sono state poche. “Non le nego”, dice Di Biase, “le abbiamo viste a proposito del voto sulle armi all’Ucraina, ma io penso che in questo momento sia necessario soffermarci su quello che ci unisce più che su quello che ci divide, penso ai temi ambientali e di giustizia sociale”. Di Biase viene da una lunga militanza politica nel Lazio, dove, come si è detto, è stata consigliera comunale e regionale. Ora le elezioni amministrative sono alle porte, con Nicola Zingaretti, presidente uscente, schierato con Schlein, e con Alessio D’Amato, candidato governatore ed ex assessore alla Sanità, che ha dichiarato la sua preferenza per Bonaccini. “Zingaretti nella sua storia recente ha molto puntato sull’interlocuzione con i movimenti, come si è visto con la sua ‘Piazza Grande’. Senza contare che nel Lazio il campo largo con il M5s è stato finora realtà e sarebbe stato importante proseguire lungo quella strada. Mi sembra quindi naturale la propensione di Zingaretti per il sostegno alla mozione Schlein. Detto questo il Pd e D’Amato ce l’hanno messa tutta, nel Lazio, per favorire un accordo con il M5s. Adesso dobbiamo cercare di arrivare al voto senza cedere al catastrofismo. E spero che si porti avanti, in campagna elettorale, la nostra doverosa battaglia per la doppia preferenze di genere”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.