Foto di Massimo Percossi, via Ansa 

L'intervista

"Entro l'11 febbraio Nordio può revocare il 41-bis a Cospito". Parla il garante dei detenuti

Gianluca De Rosa

Mauro Palma chiede al ministro Carlo Nordio e al governo di "non agire di pancia, ma giudicare nel merito" sulla richiesta dell'avvocato dell'anarchico

“Non farsi condizionare vuol dire non agire in base alle pressioni subite, ma anche non agire in risposta a quelle pressioni, sul regime di detenzione di Alfredo Cospito il governo deve giudicare nel merito e non in base all’onda emotiva di questi giorni, non farlo significherebbe dire che gli anarchici hanno vinto sul serio”. Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti si appella al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Lo prega di non farsi trascinare in un meccanismo pericoloso che rischia di offuscare il merito della questione. Il ragionamento è questo: sullo stato di salute di Cospito, con il trasferimento nel carcere di Opera, il ministro e il governo hanno dimostrato di agire nel merito, adesso però sarà necessario fare lo stesso sul regime di detenzione.

 

“Dal 12 gennaio sulla  scrivania del ministro  c’è una nuova istanza dell’avvocato che difende Cospito”, spiega il garante. “Serve a chiedere la revoca del decreto che ha disposto il 41-bis, quella richiesta deve essere valutata senza pregiudizi, non c’è molto tempo perché dopo 30 giorni, l’11 febbraio, varrà il principio del silenzio rigetto”. La richiesta del legale arriva dopo la pubblicazione delle motivazioni di una sentenza della Corte d’assise di Roma nei confronti di alcuni anarchici che nel 2017 fecero esplodere un ordigno fuori dalla stazione dei carabinieri di San Giovanni a Roma. Per l’accusa seguirono i dettami di Cospito, la vicenda è al centro del decreto che ha disposto il 41-bis. Nelle motivazioni uscite a inizio 2023 si legge però che non si avvisa “alcuna pretesa del Cospito di imporre all’esterno un pensiero unico sul concetto di ‘azione’ quale azione armata e distruttrice, né sono obiettivamente rintracciabili direttive che in tal senso egli fornisca dal carcere”. “Quando il tribunale di Sorveglianza a dicembre si espresse sulla richiesta di annullamento del 41-bis queste motivazioni non c’erano e quindi non sono state giudicate, per questo l’avvocato di Cospito si è rivolto al ministro”, spiega Palma. “A lui – prosegue  – vengono contestate inoltre le pubblicazioni su alcune riviste, quelle possono essere bloccate con la censura applicabile anche con un regime detentivo più leggero, non entro comunque nel merito, ma  il ministro può farlo”.

 

Se non sarà Nordio a esprimersi, comunque, lo farà  la Cassazione, in un’udienza fissata per il 7 marzo, ma che potrebbe essere anticipata. In caso di annullamento del 41-bis il governo, anche sull’onda delle proteste e dei piccoli attentati di questi giorni, potrebbe emettere un nuovo decreto per rinnovare la misura. “Sarebbe un paradosso che mi auguro non accada”, ammonisce Palma. Il garante però non nasconde di temere che la grancassa mediatica generata dal caso Cospito possa portare il governo ad agire di pancia. E d’altronde proprio ieri è nato il pericoloso “sillogismo Donzelli”: il 41-bis serve a contrastare la mafia, Cospito è al 41-bis, chi chiede che esca da quel regime è mafioso. Ironizza il garante, che è laureato in Matematica, dicono abilissimo in logica: “Praticamente come dire ‘Pietro e Paolo sono apostoli, gli apostoli sono 12 e quindi Pietro e Paolo sono 12’, purtroppo quando alcune vicende diventano oggetto di uno scontro politico  perdono l’essenza della loro realtà”.

Al di là della vicenda, c’è in generale la questione 41-bis. Cospito dice di star facendo il suo sciopero della fame contro questa misura, utilizzata in Italia contro mafiosi e terroristi. Su questo il garante è netto: “Il 41-bis  come strumento per interrompere la comunicazione e il collegamento con le organizzazioni criminali non può e non deve essere abrogato, piuttosto ne vanno corrette le distorsioni e le regole meramente afflittive”. In Italia i detenuti al 41-bis sono 738, solo 204 condannati all’ergastolo. “E’ un numero esagerato – dice  – spero di non vivere in un paese con 738 capimafia,  c’è una diffusione abnorme della misura che in parte interroga  l’amministrazione penitenziaria: evidentemente le procure non si sentono totalmente garantite dal regime di alta sicurezza e quindi preferiscono spedire tutti al 41-bis, questo è certamente uno dei problemi da affrontare”.

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