La premier Meloni (Mauro Scrobogna/LaPresse)

editoriali

Meloni e la revisione della spesa

Non ci sono risorse, ma il governo ora sa come fare bene la spending review

Sicuramente esagerando, Giorgia Meloni ha detto che quella attuale è “forse la congiuntura economica peggiore dal Dopoguerra”. Ma sicuramente ha ragione ad affermare che “le risposte strutturali, quelle che non sono spot, richiedono lavoro e precisione”. In un quadro macroeconomico che non è catastrofico ma che comunque lascia pochi spazi di bilancio, l’unica possibilità per il governo per costruirsi dei margini di manovra per la sua politica economica è sicuramente perseguire questo approccio di “lavoro e precisione” per recuperare risorse nelle pieghe della finanza pubblica. Che, in pratica, vuol dire fare una seria e costante revisione della spesa.

 

A questo scopo può essere molto utile una nota dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica che spiega perché la spending review in Italia non funziona. L’analisi si basa su un rapporto della Ragioneria generale dello stato che analizza le ragioni del fallimento della spending review in due ministeri, quello della Giustizia e quello della Salute.

 

La prima è la mancanza di un sostengo politico adeguato, poi l’assenza di incentivi monetari ai funzionari, tempi ristretti per la realizzazione del processo, esclusione degli enti territoriali, mancanza di obiettivi predefiniti chiari e condivisi dall’opinione pubblica, essersi affidati esclusivamente a soggetti esterni alle amministrazioni. Con una pressione fiscale tra le più alte d’Europa, un debito pubblico tra i più elevati al mondo e tassi d’interesse in rialzo, l’unica possibilità per il governo di trovare risorse per rilanciare l’economia e riformare il paese è all’interno del mare magnum della spesa pubblica, che ammonta a oltre mille miliardi di euro (970 al netto degli interessi).  

 

Riprendere in mano la spending review può rivelarsi per Meloni una leva importante, ma toccare la spesa non è semplice. Ciò che è necessario, come ricorda l’analisi della Ragioneria dello stato, è un forte impulso politico.

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