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Passeggiate romane

Bonaccini furioso per Giarrusso, Orlando deluso da Provenzano

Il presidente della Regione Emilia-Romagna è ancora il favorito alla segreteria del Pd, ma Schlein sta recuperando consensi. I big partito intanto iniziano a criticare e a guardare con sospetto il cosiddetto rinnovamento generazionale

Il cosiddetto patto generazionale dei quarantenni o su di lì per appropriarsi dei vertici del Partito democratico e scalzare i vecchi boss delle correnti ha fatto infuriare alcuni big del Pd. Non Dario Franceschini, che comunque non intende giocare le prossime partite in prima fila e in compenso ha piazzato alcuni dei suoi con Elly Schlein. E nemmeno Lorenzo Guerini, che è riuscito a mettere a responsabile dell’organizzazione territoriale della mozione di Stefano Bonaccini uno dei suoi: il senatore Alessandro Alfieri. Quelli maggiormente spiazzati sono Nicola Zingaretti e Andrea Orlando. Entrambi parteggiano per Schlein anche se con le dovute cautele, ma sia l’ex presidente della Regione Lazio che l’ex ministro del Lavoro hanno visto le loro rispettive correnti sfrangiarsi. I “loro” giovani sono accorsi dalla candidata alla segreteria ben prima dei rispettivi capi e ormai si sono affrancati. E’ il caso, per esempio, di Marco Furfaro, che è diventato coordinatore della mozione Schlein e che ha con l’ex vice presidente dell’Emilia Romagna un rapporto molto forte che prescinde da Zingaretti e che è stato costruito in questi anni. Per quanto riguarda invece Orlando, lo “smacco” maggiore è stato quello di Peppe Provenzano. Il vice segretario di Enrico Letta si era già affrancato dall’ex ministro del Lavoro dopodiché quando si è capito che Schlein sarebbe scesa in campo si è schierato con lei senza se e senza ma, al contrario di Orlando. Il quale ora mastica amaro e critica il cosiddetto rinnovamento generazionale: “Per questo congresso  – dice il deputato dem – la strada tradizionale della competizione sulle leadership che, giocoforza, mette al centro il rinnovamento del gruppo dirigente e non delle idee. Devo dire che questa strada sta avendo un esito abbastanza comico perché non ho mai visto la proposta di un rinnovamento dei gruppi dirigenti dove quelli che lo teorizzano sono più vecchi di quelli che dovranno essere sostituti”.

 
Raccontano che Stefano Bonaccini sia furioso con i suoi per la storia di Dino Giarrusso, perché la notizia dell’ingresso dell’ex iena nel Partito democratico per sostenere il presidente della Regione Emilia Romagna ha di fatto vanificato la convention milanese a cui il candidato alla segreteria dem con maggiori chances di vittoria teneva in modo particolare. A Bonaccini era stato assicurato che la cosa sarebbe stata trattata in modo soft e riservato. Così non è stato e per due giorni si è parlato solo di Giarrusso mentre gli avversari del Pd nell’opposizione (Movimento 5 stelle e Terzo polo) si davano agli sberleffi e alle prese in giro. C’è da dire che ad aumentare il nervosismo in casa dei sostenitori di Bonaccini ci si sono messi anche altri due fattori. La decisione di Roberto Gualtieri di non partecipare alla convention milanese (la sua presenza in un primo tempo era prevista) e la rimonta nei sondaggi di Elly Schlein. Certo, l’ex vice presidente della Regione Emilia-Romagna è ancora molto dietro a Bonaccini, ma alle primarie manca quasi un mese

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