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il caso

L'imbarazzo di Delmastro (FdI) e Bongiorno (Lega) per le dichiarazioni di Nordio

Ruggiero Montenegro

Le parole e le intenzioni del Guardasigilli piacciono ai garantisti ma agitano la maggioranza. "Guai a cancellare le intercettazioni", dice la leghista Bongiorno. E il sottosegretario Delmastro vorrebbe usarle anche per "peculato e concussione"

Parlare di spaccature o di tensioni è forse (al momento) esagerato. Ma la spia si è accesa. Qualche imbarazzo, all'interno della maggioranza, le parole del ministo della Giustizia sulle intercettazioni l'ha suscitato. Carlo Nordio vorrebbe limitarne l'uso  e sopratutto eliminarne ogni abuso. Intenzioni che trovano fondamento nella Costituzione e sono state apprezzate da più parti dentro e fuori il Parlamento. Ma che, quasi per paradosso, hanno trovato una reazione tiepida proprio da chi, in via Arenula, Nordio ce l'ha voluto. 

Così, mentre il Cav. ha lasciato trapelare che "neanche se avessimo dovuto sceglierlo noi, avremmo saputo trovare questo campione del garantismo", ecco che da Fratelli d'Italia e Lega arrivano i distinguo, i ma, le puntualizzazioni. Quelle di Giulia Bongiorno - che sul tema dei controlli telefonici ha anche lanciato un'indagine conoscitiva al Senato - per esempio: "Guai a cancellare le intercettazioni. L’apporto fornito nella cattura di Messina Denaro, per esempio, è indiscutibile", ha detto l'avvocato che del Carroccio è un volto pesante, oltre a essere il riferimento sui temi della giustizia. Quasi a sottolineare, un'altra volta, l'avventatezza di certe dichiarazioni - "I mafiosi non parlano al telefono", aveva detto il ministro Nordio prima di correggere il tiro. A Repubblica, la leghista ha sottolineato "che le intercettazioni sono indispensabili. È innegabile"; e che anche la corruzione,  "è un reato grave per il quale non si può escludere l’uso".

 

È andato ancora oltre Nicola Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che a proposito dei cosiddetti reati spia ha allargato il campo: non solo la corruzione, "ma anche la concussione e il peculato". Capi d'accusa rispetto ai quali devono essere salvaguardate la possibilità di indagine. "Non depriveremo mai i magistrati del maggiore strumento di ricerca della prova nel contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie", ha assicurato in un'intervista al Corriere. 

Delmastro è anche responsabile Giustizia di Fratelli d'Italia, le sue parole insomma assumono un certo peso specifico, oltre a indicare alcuni paletti che Nordio dovrà considerare in vista del prossimo intervento legislativo. Quello in cui si dovrebbe essere anche corretta anche la stortura di quei reati per i quali, senza querela, dopo la riforma Cartabia, è impossibile procedere. Provvedimenti su cui si giocano anche i rapporti con l'Antimafia che non ha gradito troppo le uscite del Guardasigilli e con cui - convengono tra  i banchi del governo - non è il caso di inimicarsi proprio nella settimana in cui è stato catturato l'ultimo grande latitante. 

 

Quanto allo strumento attraverso cui mettere mano alla giustizia, da Palazzo Chigi si era in un primo momento pensato a un decreto urgente. Si procederà invece - come pare volesse lo stesso Nordio ma non Fratelli d'Italia - attraverso un disegno di legge, che ha tempi più lunghi e dunque maggiore possibilità di discussione in Parlamento. Con tutte le implicazioni del caso. Per dire, più facile che Forza Italia trovi affinità nel Terzo Polo che non negli altri partiti della maggioranza di cui fa parte. Senza dimenticare la ratifica del Mes o l'autonomia, altre questioni su cui il governo fatica a trovare la quadra e che potrebbero essere interessate anche dai riflessi sulla giustizia. Intanto Nordio pare intenzionato ad andare avanti sulle intercettazioni, "cambio le cose oppure mi dimetto" aveva detto solo qualche settimana fa. Una minaccia che potrebbe tornare nei prossimi giorni. 

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