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Il ritratto

Barbieri il successore. Ex Bank of America, richiamato in Italia da Padoan. Chi è il nuovo dg del Tesoro

Stefano Cingolani

La sua nomina è una sorpresa che ha spiazzato i più. Alcuni pensano che Giorgetti abbia consultato addirittura Mario Draghi per sceglierlo, per altri è il frutto di un compromesso. Rappresenterà in ogni caso l'inizio di un cambiamento

Barbieri, chi è costui? E’ senza dubbio poco simpatico paragonare il nuovo direttore generale del Tesoro a Carneade che don Abbondio non aveva mai sentito menzionare, tuttavia la sua nomina è una sorpresa che ha spiazzato i più. Non perché Riccardo Barbieri Hermitte sia uno sconosciuto, al contrario. Come capo economista del Tesoro dal 2015, si è fatto apprezzare anche dal Parlamento dove è intervenuto in veste sempre ufficiale. Tuttavia dopo i fuochi d’artificio del totonomine sembra una scelta paradossale: tutto questo rumore per estromettere Alessandro Rivera e poi viene pescato un altro funzionario interno?


Alcuni pensano che, per scegliere Barbieri, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti abbia consultato il suo predecessore Daniele Franco o lo stesso Mario Draghi. Secondo altri si tratta di un compromesso tra Giorgetti e Giorgia Meloni, una figura di transizione aspettando un vero navigatore dei palazzi romani, magari in sintonia con Fratelli d’Italia. Identikit che s’addice senza dubbio ad Antonino Turicchi il quale conosce il Mef da molto più tempo, è stato amministratore delegato di Fintecna e direttore generale della Cassa depositi e prestiti. Ma ora presiede Ita ed è chiamato a gestire l’ingresso di Lufthansa con il 40 per cento (per ora). E’ lui che ha trattato con i tedeschi fin dall’inizio e dovrà arrivare alla fine della complessa operazione. Il comunicato che annuncia la nomina di Barbieri parla di una riorganizzazione del ministero, lasciando uno spiraglio per un cambiamento a breve termine. Ma di che genere?

 

Forse Giorgetti vuole accennare a una diversa divisione dei compiti affiancando al direttore generale una figura che si occupi dello stato azionista. A Barbieri tocca subito discutere a Bruxelles e a Francoforte con la Ue e con la banca centrale, assicurando che vada in porto la collocazione dei titoli di stato proprio quando la Bce non li comprerà più (quest’anno saranno emessi bond per 320 miliardi di euro), dovrà contribuire a sbrogliare la matassa di Tim e della rete internet (Barbieri è consigliere della Cdp guidata da Dario Scannapieco), oltre a presentare il Documento di economia e finanza entro il 10 aprile. Insomma, troppo per un uomo solo. Ma a questo punto torniamo alla domanda iniziale: chi è Barbieri?

 

Nato a Roma il 25 aprile 1958, è cresciuto a Milano dove si è laureato alla Bocconi. Poi cinque anni negli Usa con dottorato alla New York University dove è rimasto come ricercatore e docente, approfondendo in particolare l’economia e finanza internazionale, la teoria dei giochi e l’econometria. La sua tesi di PhD. propone una teoria dell’isteresi nel commercio internazionale e la verifica econometrica. Sembrava destinato a una carriera accademica negli States, ma nel 1990 decide di tornare a Milano dalla sua alma mater finché non passa alla JP Morgan come capo economista e responsabile della ricerca in Italia. Cinque anni dopo la Morgan Stanley gli offre il posto di senior economist per l’Europa meridionale, ma deve spostarsi a Londra. Qui rimane fino al 2006 ricoprendo posizioni importanti. Nel 2007 tocca alla Bank of America che, con la grande crisi bancaria acquisisce la Merrill Lynch; Barbieri viene nominato capo economista internazionale dedicandosi in particolare ai mercati obbligazionari e valutari. Nel 2011 passa alla giapponese Mizuho Bank, si occupa soprattutto di euro. Bloomberg, Reuters, il Financial Times, il Wall Street Journal, lo intervistano spesso e gli chiedono pareri, il suo volto poco conosciuto in Italia è noto nei media internazionali che contano. Finché nel 2015 non compie il grande salto dalla finanza mondiale alla burocrazia pubblica italiana. È Pier Carlo Padoan a nominarlo al Tesoro dove resta mentre passano Giovanni Tria, Roberto Gualtieri, Daniele Franco. Se consideriamo anche Giorgetti, ha lavorato con cinque ministri. Sulle competenze economiche di Barbieri non c’è nulla da eccepire. Saprà guidare una struttura con quasi diecimila dipendenti e una macchina dai cui ingranaggi dipende il bilancio dello stato e il cammino dell’economia italiana?

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