Verso il congresso

Il candidato segretario Pd Bonaccini raccontato con le parole dello spin Agnoletti

Il lessico, la piazza, la tv, pregi e difetti

Marianna Rizzini

“È un uomo da campagna elettorale. I social? È lui in prima persona che scrive e risponde anche ai cittadini. È gelosissimo delle sue password". Il lessico, la piazza e la tv, pregi e difetti del presidente dell'Emilia Romagna, spiegati da chi gestisce la sua comunicazione

 In giro per il Veneto, tra Treviso, Padova e Verona: ieri l’agenda di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd, virava a Nord, dopo una domenica in Campania, altra tappa del viaggio per farsi conoscere anche fuori dallo schema del “buon amministratore”. Ma chi è questo Bonaccini che va in giro, vede gente, fa cose anche non consuete come salire su una sedia, in quel di Caserta, per parlare alle cinquecento persone assiepate in piazza? “Facciamo come negli anni Settanta”, ha detto prima di elevarsi il governatore, e pare che anche l’avversaria Elly Schlein, visto il successo del gesto simbolico dell’avversario, e di fronte a eventi pre-congressuali via via più affollati, stia valutando l’ipotesi di seguire l’esempio (in piedi su un tavolo? Su un muretto?).

Ma è cambiato o meno, il governatore Bonaccini, nel lessico, nel carattere, nella postura, nel corso di queste prime tappe di campagna congressuale, in un momento di grande difficoltà del Pd e mentre i militanti, pur più partecipativi delle ultime settimane, hanno risposto al questionario interno “La Bussola” con desiderata tutti orientati alla costruzione di una gestione identitaria e non leaderistica del partito? Chiediamo lumi direttamente allo spin di Bonaccini, non certo uno sconosciuto: trattasi infatti di Marco Agnoletti, fiorentino doc e fondatore della società Jump (che si occupa di relazioni con i media, soprattutto per aziende ed enti: tra i clienti figurano Feltrinelli editore, il Milan, Fabio Fazio, MSC Crociere, De Cecco, Ance, FS) nonché, fino al 2018, braccio destro per la comunicazione dell’ex premier Matteo Renzi.

 

“Lavorare accanto a Stefano Bonaccini è facile perché lui è un uomo da campagna elettorale. E’ un dono, lui ce l’ha”, dice Agnoletti: “E’ sanguigno, autentico. E’ un uomo di estrazione popolare abituato a stare fra le persone come lui. Si sente a suo agio e le persone questo lo percepiscono”. Rimarrebbe deluso, però, chi pensasse che c’è Agnoletti dietro alla iper-reattività fulminea internettiana di Bonaccini; quella per esempio vista in tempo reale sugli schermi dei telefonini nel fine settimana, quando il leader di Azione Carlo Calenda ha commentato l’articolo sulla Stampa in cui Bonaccini parlava di futuri rapporti con le forze politiche a sinistra del Pd: “Bersani, D’Alema, M5S, De Luca e Emiliano. L’involuzione di Bonaccini verso il ‘fritto misto populista’ è un problema per tutti i riformisti perché riduce la possibilità di alleanze a zero”, scriveva Calenda. “Leggi il pezzo per intero invece del titolo, oppure leggi l’intervista ad Avvenire. Oppure visto che ti interessa tanto occuparti del Pd prenditi mezz’ora, vienimi ad ascoltare alla prossima iniziativa, così giudicherai ciò che dico, non ciò che titolano. Buona domenica”, rispondeva Bonaccini, molto possessivo rispetto ai suoi account social, tanto che né Agnoletti né la squadra della comunicazione riescono facilmente ad avvicinarsi ai suoi device.

 

Racconta lo spin doctor: “Ovviamente abbiamo una società, ragazzi giovani e bravi che dai tempi della campagna regionale affiancano le iniziative politiche di Stefano, soprattutto per la strategia: sono i ragazzi dell’agenzia Il Piave. Ma è lui in prima persona che scrive e spesso risponde anche ai cittadini. È gelosissimo delle sue password, ha resistito più volte al tentativo di condividerle con il suo staff”. E’ la piazza, però, il campo ancora preferito dal governatore, in politica da quando aveva diciotto anni: “Quest’estate, uno dei più autorevoli spin doctor politici che conosca, Giovanni Diamanti, uno che per linea non è tradizionalmente vicino a Bonaccini, mi scrive: sono ad una festa dell’Unità dove parla il tuo amico Stefano e mai avrei pensato che fosse così bravo nei comizi, è un trascinatore vero, autentico”, ricorda Agnoletti. Dopodiché Bonaccini va anche in tv e in radio, dove i cronisti lo hanno visto e udito accendersi parecchio: si ricordano per esempio la discussione del governatore su Rai2 con Milo Infante, nell’ottobre 2020, a proposito di scontri di piazza in tempi di Covid, e quella con Simone Spetia su Radio24, dove Bonaccini reagì un po’ come ha reagito con Calenda due giorni fa: della serie “legga bene l’intervista e non soltanto il titolo”. “Bonaccini è diretto e sincero: pure troppo ogni tanto”, dice ridendo Agnoletti: “E’ successo che si sia un po’ preso con il conduttore o con un giornalista presente – capita magari che la sua genuinità a volte vada tenuta un po’ a freno, diciamo”. Intanto il candidato Bonaccini, cui i sondaggi danno al momento il primo posto tra i candidati alla segreteria Pd, continua a girare per i comuni italiani con piglio da “sindaco dell’Emilia Romagna”, come dicono in Emilia-Romagna, e a ripetere il concetto: “M5s e Terzo Polo facciano opposizione al governo e non a noi”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.