Foto di Roberto Monaldo, via LaPresse 

Editoriali

Voto on line alle primarie del Pd? Why not

Redazione

Buona idea: portare innovazione ai gazebo senza seguire il metodo Casaleggio. Il vantaggio è allargare la platea dei votanti. La riconnessione del Partito democratico con il suo "popolo"

Il Pd dovrebbe decidere oggi la data e le modalità del voto delle primarie, che originariamente erano state previste per il 19 febbraio senza considerare il calendario elettorale che fissa, da tempo, le elezioni in Lazio e Lombardia la settimana prima. Elly Schlein aveva proposto che gli elettori potessero esprimersi anche online, com’era già accaduto, soprattutto a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, alle primarie municipali di Roma, Torino e Bologna.

È una buona idea: le primarie sono state un veicolo di innovazione e adottare forme di partecipazione più estese sarebbe in linea con questa tendenza. Naturalmente bisogna verificare che questa modifica non comporti (o giustifichi) ulteriori rinvii, ma se fosse possibile adottarla senza allungare troppo i tempi già molto lunghi dovrebbe essere sperimentata.

Bisogna anche garantire, per quanto possibile, che i “seggi” online non consentano indebite incursioni di chi volesse interferire dall’esterno nelle scelte del Partito democratico. Anche questo problema può essere risolto per esempio adottando la norma proposta da Gianni Cuperlo, che prevede una registrazione degli elettori 48 ore prima del voto. Nessuna norma può garantire in assoluto che partecipino al voto solo gli elettori del Pd (essenziale, in questo senso, è seguire un criterio di trasparenza opposto a quello adottato negli anni dalle piattaforme grilline dirette da Casaleggio & co.).

Ma questo vale anche per i voti ai gazebo: l’importante è che si tratti solo di qualche bravata individuale, irrilevante per i risultati, e non di intromissioni organizzate magari da movimenti concorrenti o addirittura ostili. Il vantaggio sarebbe quello di poter allargare la platea dei votanti, che è sempre un segnale importante di democrazia partecipata e che sarebbe particolarmente utile per confermare il ruolo di una formazione che molti, e non solo gli avversari, danno per ormai residuale. Il problema principale del Pd è di riconnettersi con il suo “popolo” e tutti gli strumenti che possono agevolare questa non semplice operazione sono i benvenuti.

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