Marcello Minenna (Ansa)

Megalomani allo sbaraglio

Ei fu Marcello Minenna. Ritratto del napoleonico grillino, espulso dalle Dogane

Salvatore Merlo

Felpato come una moquette, elastico come Yury Chechi. Utilizzava una Audi, sequestrata ai narcotrafficanti, da 570 cavalli. L'ultimo vero pentastellato sopravvissuto nei gangli dello stato e non riconfermato dall'ingrato governo. Quando ci ricapita un altro così?

Non possiamo né vogliamo nascondere la nostra affettuosa emozione per l’uscita di scena di Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle dogane, l’ultimo vero grillino sopravvissuto nei gangli dello stato e ieri non riconfermato dal nuovo ingrato governo,  il solo contemporaneo che ci ha sempre fatto venire in mente Napoleone e che ci induceva, ogni volta che ci accadeva di sentirne parlare, a recitare sommessamente  il 5 maggio: “Di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno”.

Vestiva infatti da poliziotti i diecimila dipendenti civili  delle Dogane,  li riempiva di  coccarde, cappellini, distintivi e  stellette. Alla modica cifra di 21 milioni di euro. Felpato come una moquette, assumeva videomaker per farsi riprendere in azione. Elastico come Yury Chechi, si mostrava a torso nudo nel corso di riunioni durante le quali faceva anche le flessioni. E poiché la modestia gli ha sempre aderito come una muta sub, compilava un “libro blu” in cui definiva “eccellenti” i suoi stessi risultati operativi, dunque componeva personalmente pure  “l’inno dell’Agenzia”: una  marcetta che faceva suonare controllando che anche i generali dei Carabinieri si mettessero sugli attenti. Essendo inoltre di costumi non diciamo sobri, ma certamente temperati, quest’uomo che si racconta (nel senso che lo dice lui)  “allievo di Ciampi” e “docente alla London School of Economics”, faceva montare nei suoi uffici dei loghi in marmo in stile Ramsete II, allestiva sale vip, utilizzava le “modeste” automobili sequestrate ai narcotrafficanti (quattro, per la precisione), tra cui una Audi A7 con motore Lamborghini da 570 cavalli. Una macchinetta frugale che però, a un certo punto, aveva provocato un lieve malinteso con la Polizia che lo fermò con le armi spianate mentre sfrecciava sulla A1 in groppa ai 570 cavalli, all’altezza di Cassino. Pensavano fosse la mafia russa. Invece era Minenna.

E quando ci ricapita un altro così? Generoso e disinteressato, aveva assunto  il fratello di Nina Monti, la collaboratrice di Beppe Grillo, e aveva affidato una task force “anti Covid” a una delle migliori amiche della sua amica Carla Ruocco (7 mila euro al mese),  un medico specializzato in... chirurgia estetica. Amante delle feste, infine, era riuscito a retrodatare al 19 marzo 1861 la nascita delle Dogane, in modo tale da poter festeggiare a marzo 2022 i 161 anni dalla fondazione. Ma poi – genio vero – aveva di nuovo spostato la data al 1853, per celebrare anche  i 170 anni nel 2023. Cosa straordinaria, visto che l’Agenzia è nata nel 1999. Lo ricorderemo così. Ei fu.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.