La svolta dell'eurotower

Crosetto attacca la Bce: "Il rialzo dei tassi è una scelta difficile da comprendere"

Francesco Bercic

Il ministro della Difesa a Repubblica accusa Francoforte di remare contro l'Italia. E sull'allontanamento di Rivera al Mef: "Tutti si sono scelti i loro fedelissimi, perché noi no?"

Intervistato da Rep., il ministro della Difesa Guido Crosetto critica a chiare lettere la svolta economica decisa nelle scorse settimane dalla Bce, che ha previsto un aumento dei tassi di interesse per fronteggiare l'inflazione. La dichiarazione di Crosetto non lascia spazio a equivoci: “Non sta a me giudicare ma non serve un premio Nobel, basta il buon senso di una massaia per capire che alcune decisioni provocano effetti negativi perché amplificano la crisi”, ha detto con il suo caratteristico senso pragmatico.

 

L'aggancio a cui si riferisce esplicitamente il ministro è il lungo articolo apparso ieri sul Financial Times. Secondo gli economisti chiamati in causa dal quotidiano britannico infatti, un rialzo dei tassi potrebbe portare a delle gravi conseguenze sulla recessione in arrivo, le quali rischiano di essere “sottostimate”. E' esattamente ciò che afferma anche il ministro, quando reputa “difficile da comprendere e giustificare” la decisione di Francoforte. 

Il Ft è arrivato a definire addirittura l'Italia l'“anello debole” dell'Eurozona, trovando anche in questo caso d'accordo Crosetto; se l'aumento dei tassi di interesse rimane secondo il ministro “una scelta comprensibile”, questa dovrebbe accompagnarsi a un intervento “sulle emissioni di debito pubblico”, tale da scongiurare “un effetto particolarmente negativo”. Ciò che non è avvenuto, almeno fino ad ora.

La litania però non finisce qui. Ritorna ancora una volta nelle parole di Crosetto infatti uno dei capisaldi dei suoi interventi pubblici: il rapporto fra l'autonomia in cui agirebbero la Bce e l'Eba e il programma economico seguito dall'Europa e dai singoli governi nazionali. E' politico pertanto, prima ancora che economico, il problema posto dal ministro. Lo spazio di manovra di Francoforte andrebbe rivalutato, commisurandolo agli altri organi istituzionali. “Abbiamo lasciato a organismi indipendenti e che rispondono solo a sé stessi, la possibilità di incidere sulla vita dei cittadini e sull’economia, in modo superiore alla Commissione europea e soprattutto ai governi nazionali”. Anche qui una risposta che non concede fraintendimenti.

L'intervista a Crosetto non può che collegarsi al processo di “svuotamento” in corso al Mef, dove alla scrivania di Giancarlo Giorgetti è arrivata la richiesta di allontanamento del direttore del Tesoro, Alessandro Rivera. Un segnale chiaro che nasconde la volontà di Meloni di riavvicinarsi alle vecchie bandiere e battaglie su cui si è costruita il suo consenso: con l'allontanamento di Rivera mira a colpire Bankitalia, e di conseguenza l'ex premier Mario Draghi. "Ognuno si sceglierà i propri collaboratori, come hanno fatto tutti.
Non è che Draghi, Conte o Renzi possono scegliere e la Meloni o Giorgetti no", ha detto a tal proposito Crosetto. Lasciando intuire che il cambio al ministero di via XX settembre sia questione di ore.

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