Laboratorio politico

Meloni e il partito conservatore: "C'è già e si chiama FdI. I tories italiani siamo noi"

Carmelo Caruso

Berlusconi lo sogna, Salvini accetterebbe, ma la premier non vuole. Il rapporto con il premier britannico Sunak e la partita delle prossime elezioni europee

Lo deve costruire la destra ma lo sogna la sinistra che dice: “E’ l’unica vera ragione che ci farebbe unire contro la destra”. E’ il partito conservatore il prodotto politico del 2023, la nuova (e vecchia) fantasia di inizio anno. Giorgia Meloni è leader dei conservatori europei. Chi meglio di lei? Berlusconi rivendica il brevetto: “Il primo a parlarne  sono stato io”. Matteo Salvini è un “conservatore” di fatto: anche questo Natale ha indossato il maglione con le renne. Immaginate adesso una forza del 35 per cento, e oltre, sul modello dei Tories (a marzo la premier potrebbe andare a fare visita all’omologo britannico Rishi  Sunak; i rapporti sono ottimi) e poi voltatevi dall’altra arte. Dove sono finiti? Appunto. Dice Carlo Galli, sovrano della nostra politologia: “Per confidare in un forte  partito progressista non c’è che da attendere la nascita di un forte partito conservatore. Che poi, a dirla tutta,  non si capisce cosa di debba conservare …”.


Se da anni vi chiedete chi sia il “conservatore” ecco una risposta. E’ di Giovanni Comisso tratta dal suo “Lamento del Conservatore” (Henry Beyle): “Sono conservatore al punto che vorrei stabilità anche per i venditori ambulanti. Quando spariscono lasciano una cicatrice nell’anima”. Di partito conservatore si è tornato a ragionare in queste  settimane. Il consenso della Meloni aumenta. Berlusconi in un’intervista a Libero ha confidato che quello del partito conservatore resta un suo antico sogno e “che sarebbe un passo importante”. Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, di Fi, spiega che qualora dovesse nascere “non potrà che essere una somma di generosità”. La novità è che Forza Italia e Lega non sono più  refrattarie al progetto. Vista da fuori è semplice, vista da Bruxelles lo è meno, vista da FdI non ci sarebbe alcun bisogno. Che poi ciascun conservatore è conservatore a suo modo. Sempre Mulé: “Un partito conservatore non può  tornare al nazionalismo. Un partito conservatore ratifica il Mes anche se non lo applica, un partito conservatore fa parte del club europeo e accetta le regole anche se le critica”. Il ministro dell’Agricoltura di Fdi, Francesco Lollobrigida, che avrebbe tutte le qualità di sir conservatore, è del parere che un partito conservatore “esiste da tempo ed  è FdI”. Ma non c’è solo l’Italia.

 

L’obiettivo del “conservatore” è l’Europa. I socialisti sono indeboliti dagli scandali, le elezioni europee si avvicinano e c’è la grande occasione del monocolore. Peccato che in Europa, la destra fa un po’ la sinistra. I conservatori sono ancora fratelli minori dei popolari. Forza Italia, in Europa, sta con il Ppe, la Lega con Identità e democrazia, FdI è conservatrice ma non può contare sull’Inghilterra  che è la patria del conservatore. Nel mappamondo della premier Londra sta prima di Parigi e poco prima di Washington. Che fare? C’è chi dice che Meloni busserà al  Ppe, presentata da Antonio Tajani, c’è chi scommette sulla “sindrome del gigante”, vale a dire che non farà né l’uno né l’altro. Quando le è stato chiesto della necessità di far nascere un partito conservatore, Meloni avrebbe risposto: “Hic manebus optime”. In italiano: “Il partito unico è stato  fatto e si è visto...”. Sono passati anni da quando Berlusconi ci ha provato ed è proprio il ricordo del Pdl a irretire.

 

Chiara Colosimo, deputata di FdI, una Meloni dopo Meloni, si ritrovò, a soli  ventisei anni  a ricoprire l’incarico di capogruppo del Pdl in regione Lazio  quando il Pdl venne  decimato dal caso Fiorito. Erano gli anni dello strapotere berlusconiano. Il 31 dicembre si è concluso il tesseramento di Fratelli d’Italia che, e Colosimo lo aggiunge sorridendo, “aveva come claim ‘conservare ciò che si ama’. Io un  partito conservatore ce l’ho già”. Lo crede pure Giovanni Orsina, lo storico cortese della destra italiana: “Berlusconi fece il predellino per rispondere alla nascita del Pd e per riaffermare la sua leadership. Oggi FdI non ha questo bisogno ma deve interrogarsi su cosa sarà la destra post populista. E’ favorita dal default della sinistra”.

 

Si torna dunque al paradosso del conservatore che ha introdotto il professore Galli: “Berlusconi, Bossi erano tutto eccetto che conservatori. In Italia, il partito che vuole conservare (la Costituzione) è il Pd, quello che vuole cambiare la forma della repubblica è FdI”. Finirà probabilmente così: conserveranno anche l’idea di un partito conservatore.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio