sull'energia
Cingolani è pronto a lasciare l'incarico di consigliere del governo Meloni
L'ex ministro non sarà più il consulente di Pichetto Fratin. Dopo l'accordo sul price cap, i tempi sono maturi: "Considero esaurito il mio mandato". Resta da capire se la premier lo lascerà davvero andar via
Con esercizio d’umiltà, confida: “Spero che non ci sia più bisogno di me”. Anche perché, aggiunge, “significa che non ci saranno più emergenze”. Insomma Roberto Cingolani è pronto a lasciare il suo incarico di consulente per il governo Meloni sulle politiche energetiche.
L’accordo, di lunedì sul price cap europeo, quell’intesa raggiunta dopo molto penare sui 180 euro (“Un ottimo accordo”), lo ha convinto che il tempo è maturo: “Considero esaurito il mio mandato, ora. Le cose che avevo avviato, sono state completate”, ha spiegato ai suoi collaboratori, confermando quell’intento già espresso da tempo al suo successore, quel Gilberto Pichetto Fratin che s’è giovato non poco dei suggerimenti e delle dritte di Cingolani, dei rapporti diplomatici e delle alleanze europee (decisiva quella con Belgio, Polonia e Grecia, con la Francia spettatrice interessata) che hanno consentito di mandare in minoranza, all’ultimo Consiglio europeo sull’Energia, la Germania.
Del resto, che fosse un incarico a termine, Cingolani lo aveva concordato con Meloni: “Ho bisogno di tornare alle mie passioni tecnico-scientifiche”. Che questo lo porti ad accettare un grande incarico in Giappone o a restare in Italia con un lavoro meno prestigioso, lo si capirà nelle prossime settimane. Sempre che la premier lo lasci davvero andare via.
L'editoriale del direttore