L'odissea

Natale in Sicilia? Impossibile, non ci sono più voli. E pure Schifani resta a terra

Paolo Mandarà

“Mercoledì dovrò rientrare a Palermo da Roma ma non ci sono più posti in aereo", denuncia il presidente, che minaccia di denunciare all'Antitrust “una sorta di cartello” fra Ita Airways e Ryanair. Ma la politica non è esente da responsabilità. Così tornare per le feste diventa una missione impossibile e costosissima

“Torni giù a Natale?” non è solo una domanda, ma uno stile di vita per tutti quei siciliani che hanno vissuto almeno un inverno lontani da casa. Rimarrà solo un ricordo, se gli aerei risulteranno sempre pieni – come sta accadendo – e se il costo dei voli per raggiungere Catania o Palermo, da qualunque destinazione italiana, continuerà a schizzare sopra i 500 euro, come avviene puntualmente sotto le feste. L’ultimo “appiedato” eccellente si chiama Renato Schifani, presidente della Regione siciliana. “Mercoledì prossimo - è la denuncia del governatore - dovrò rientrare in serata a Palermo da Roma ma non ci sono più posti in aereo a causa della esiguità dei voli messi a disposizione da Ita. Rientrerò, quindi, da Napoli con la nave. E, come me, sono tanti i siciliani che si troveranno in questa stessa situazione. Mi chiedo: tutto ciò può essere considerato normale in un Paese come il nostro?”.

La risposta è no. Per questo Schifani, che s’è insediato da due mesi, ha minacciato di denunciare all’Antitrust quello che lui stesso definisce “una sorta di cartello” fra Ita Airways, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia, e Ryanair “sulla rotta Palermo-Roma in quanto unici vettori ad operare su quel percorso”. Non che vada meglio a Catania, tanto meno nei piccoli aeroporti siciliani – Trapani e Comiso – che dalla scomparsa di Alitalia e da una sentenza favorevole a Ryanair contro l’imposizione degli oneri di servizio pubblico, sono stati privati delle tariffe di continuità territoriale (le stesse della Sardegna) che permettevano, anche in alta stagione, di poter abbattere il costo dei biglietti. Quello del carburante, invece, ha ‘costretto’ anche le low cost ad operare un rincaro rispetto agli anni scorsi.

Il problema di Schifani, però, non è pagare il biglietto. Giammai. Ma non trovare spazio a bordo. La richiesta (vertiginosa) di voli verso la Sicilia ha spiazzato anche i vertici di Ita, che sembra si siano attivati per risolvere la questione, ipotizzando l’introduzione di boeing a capienza più elevata sulle tratte meno servite. E aumentando il numero dei voli. Ma il margine per consentire a Schifani di tornare in aereo da Roma mercoledì prossimo, o i siciliani entro Natale, è risicatissimo. Il presidente, per altro, è riuscito a coinvolgere nella protesta il ministro delle Imprese Adolfo Urso, di origini catanesi, mentre non ha ricevuto alcun cenno dal ministero dell’Economia, con cui ci sono in ballo questioni di una certa delicatezza (a partire da una norma ‘Salva Sicilia’ per superare le opposizioni della Corte dei Conti all’ultimo buco di bilancio).

In attesa che anche Roma faccia qualcosa, i siciliani fuorisede saranno costretti all’ennesimo salasso. Ma come detto in apertura, non si tratta di una situazione nuova. Nel 2019, anno prima della pandemia, l’ex presidente siciliano, Nello Musumeci, “di fronte al cinismo dei vertici Alitalia e all’insensibilità del governo centrale”, perse la pazienza e allestì qualche autobus di linea diroccato per andare a recuperare i fuorisede – a pagamento – in giro per l’Italia. Roba da film in bianco e nero. Da quel momento una sola operazione politica ha facilitato, in parte, il controesodo natalizio: ossia il programma ‘Sicilia Vola’, pensato dall’ex sottosegretario alle Infrastrutture, il nisseno Giancarlo Cancelleri, che attraverso un investimento ponderato, convinse i vertici di Alitalia ad abbattere le tariffe aeree di quattro categorie di cittadini (tra cui i malati, gli studenti e i lavoratori con Isee inferiore a 25mila euro l’anno) per godere del 30 per cento di sconto. L’accordo, sopravvissuto alla morte di Alitalia, scadrà a fine anno.

Per il resto la politica ha seminato promesse, e non le ha mai mantenute. Come quella di aprire un confronto con l’Europa ed estendere la continuità territoriale anche agli aeroporti di Palermo e Catania, che però potendo contare su un numero elevato di passeggeri sarebbero preclusi (secondo i dettami dell’UE) dal riconoscimento di una condizione di svantaggio. Inoltre, c’era tutta un’estate, e persino l’autunno, dal 2019 a oggi, per provare a razionalizzare i costi dei voli, in compartecipazione con il ministero dell’Economia, o quello delle Infrastrutture, o con Palazzo Chigi. Ma la situazione è riesplosa a cavallo di questa Immacolata, e solo perché Schifani è rimasto a piedi. La Sicilia, in un colpo solo, potrebbe aver perso l’ultimo volo, ma anche l’ultimo treno.

 

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