Il retroscena

Così il veto di Tajani complica la nomina di Di Maio a inviato Ue nel Golfo

Simone Canettieri

Il lavoro del ministro degli Esteri per far saltare l'incarico dell'ex grillino: "Borrell se ne assuma le responsabilità, non è la proposta del governo italiano". Decisione a giorni

“Niente di personale, ma Luigi Di Maio non è la proposta del nostro governo, ma di quello precedente”. Antonio Tajani lo ripete da giorni in pubblico, ma anche a Bruxelles dove si prenderà la decisione. L’ipotesi che il suo predecessore alla Farnesina sia nominato rappresentante speciale della Ue nel Golfo Persico proprio non va giù al ministro degli Esteri e vicepremier di Forza Italia. Oltre alle dichiarazioni però c’è un lavorìo sotterraneo che sta andando avanti per fare in modo che l’ex capo del M5s salti. Il meccanismo, molto complesso, è pronto a mettersi in moto fra pochi giorni. E la posizione contraria di Tajani pone il governo Meloni davanti a un bivio: è meglio che l’Italia abbia un proprio rappresentante in un angolo del mondo strategico per la questione energetica purchessia oppure è meglio puntare su un uomo di un altro paese? 


Il dossier è sul tavolo di Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la sicurezza.  Il quale dovrà presentare la sua “raccomandazione” agli Stati membri. Soltanto se i paesi la sosterranno, all’unanimità, il Consiglio adotterà formalmente la decisione. Ma se il veto dovesse arrivare dall’Italia come sembra tutto diventerebbe molto complicato per Di Maio, se non impossibile. Tajani ne ha parlato direttamente con Borrell. Dentro Forza Italia non hanno paura ad affermare che “il nostro candidato ideale è il greco Dimitris Avramopoulos, ex ministro degli Esteri e commissario Ue”. Nonché esponente di Nuova democrazia, partito ellenico di centrodestra che fa parte del Ppe, come Forza Italia. In questa faccenda si mischiano dunque giudizi politici a logiche internazionali. Raccontano che Di Maio abbia iniziato ad accarezzare questo incarico da mesi, prima che il governo Draghi andasse in crisi rotolando verso le elezioni. L’ex leader di Impegno civico, meteora politica dalla scarsa fortuna, ha dalla sua un rapporto di forte stima di Borrell.

Ma potrebbe non bastare, visto il can-can scatenato in questi fra Bruxelles e Strasburgo. I Verdi stanno raccogliendo le firme contro la sua candidatura. Gli europarlamentari italiani di centrodestra non gli hanno risparmiato interrogazioni contro. L’ex ministro degli Esteri non risponde, si è inabissato e incrocia le dita. La proposta finale dell’Alto rappresentante sarà sottoposta agli ambasciatori dei paesi membri presso il Comitato politico e sicurezza. Per l’Italia c’è Marco Peronaci, che ricopre questo ruolo a Bruxelles dal febbraio 2020 su nomina dell’allora ministro degli Esteri Di Maio. Il diplomatico italiano ora si trova con l’attuale titolare della Farnesina che è nettamente contrario. 


Tutti questi umori fanno sì che l’incarico di Di Maio possa saltare. Dalle parti di Tajani fanno sapere che in tutte le sedi hanno spiegato il perché del veto e che dunque una eventuale scelta che guardi all’ex grillino sarà “una responsabilità esclusiva di Borrell”. Il quale però, consapevole di un incidente diplomatico ormai nei fatti potrebbe decidere di non rompere i quieti meccanismi di nomina che dominano le cose europee. Soprattutto se in ballo c’è la posizione di un paese fondatore. E dunque tutto è sospeso e tutto è ancora da vedere. Per Di Maio sarebbe una manna dal cielo. Il modo per passare due anni ai vertici delle istituzioni europee in un ruolo delicato e strategico, ma allo stesso tempo lontano dai riflettori e dalla politica italiana che tutto macina. Basterà aspettare. Questione di giorni: in ballo c’è l’ennesima nuova vita del ragazzo di Pomigliano d’Arco o la sua seconda sconfitta nel giro di pochi mesi, dopo il flop elettorale.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.