Emergenza sull'isola di Ischia, proseguono le ricerche dei dispersi dopo la frana di Casamicciola (LaPresse)

Le chiacchiere degli ecobelli.

Sono le montagne ad abbattere le case, non viceversa. Serve un piano

Giuliano Ferrara

Casamicciola è da sempre luogo potenzialmente catastofico. Ma prima di prendersela con il clima, con l’impresario o con l’abusivo di speculazione o di necessità, sarebbe meglio riflettere in modo puntuale. E studiare le caratteristiche di un territorio per ricavarne una strategia di preservazione

Ecco, era un problema di protezione civile, di evacuazione, e a monte c’erano cose da fare concrete, non risolutive, per una situazione di emergenza conclamata. Un ingegnere, amministratore locale, sapeva come stavano le cose e ha avvertito autorità abituate a non rispondere perfino agli allarmi circostanziati. Bisogna diffidare degli automatismi. Sopra tutto all’indomani di tragedie come quella di Ischia, che non sono meno dolorose, disarmanti e allarmanti per il fatto di essere parte di un dissesto che ha conseguenze seriali in molte parti d’Italia, conseguenze che si ripetono con regolarità, e costituiscono precedenti dai quali bisognerebbe semplicemente imparare per prepararsi. Piove, e viene giù tutto.

La gente muore, la comunità avvampa di pena e di rabbia. Qualcuno la butta sul fatalismo e ricorda la celebre definizione del sud idrogeologico italiano data da Giustino Fortunato: “Sfasciume pendulo sul mare”. Non basta e non è una consolazione. Altri imbastiscono una specie di festa macabra del colpevolismo moralista, più che una causa o una concatenazione di cause cercano un capro espiatorio, spesso con espressioni banalmente omologate, che si ripetono sempre e si affidano alle solite parole, incuria, abusivismo, cementificazione.


Tutti si fanno ecobelli. Alla fine è il mondo alla rovescia. Non si capisce più se siano le montagne ad abbattere le case o le case ad abbattere le montagne. Un ministro un poco così ne deriva che si debbano arrestare i sindaci e i costruttori, alla fine le vittime della catastrofe si ritrovano con i loro patrimoni distrutti, con le loro vite disperse, nell’elenco potenziale o attuale dei colpevoli. E’ assurdo, è pigrizia mentale, è conformismo.

 

Le montagne abbattono le case, non il contrario, perché piove, è sempre piovuto, o la terra trema, ha sempre tremato nelle zone sismiche, e le montagne spesso sono materiale friabile, poroso, tufaceo, sono meraviglie incantatorie ma pericolose, sono minacce naturali permanenti da che mondo è mondo, da sempre possono trasformarsi d’autunno in tonnellate di fango e detriti che vengono giù, spesso in luoghi di cui si sa abbastanza da prima, come dimostrano le pec di allarme dell’ingegner Conte, a una velocità impensabile prima che accada, e il mondo non è sempre stato alla rovescia.

 

Prima di prendersela con il clima, con l’impresario o con l’abusivo di speculazione o di necessità, prima di dare aria alla bocca, prima di piantumare commenti come fossero alberi, prima di demolire il demolibile senza riguardi per nessuno, sarebbe più giusto riflettere in modo puntuale, ci sono le mappe, Casamicciola è da sempre un luogo potenzialmente catastrofico, questa in Italia è la stagione delle frane e delle alluvioni, degli smottamenti e delle friabilità.

L’orografia e la qualità geologica del territorio non devono essere ogni volta scoperte e alle loro responsabilità, perché la responsabilità del fatto è loro, è dei monti che franano sulle case, va opposta una strategia non semplice ma possibile di preservazione e manutenzione e imbrigliamento, con fondi e tecnologie che ci sono e comunque vanno cercati, e ricerche e applicazioni tecniche serie, e intanto evacuare quando è chiaro che la situazione si fa allarmante e rispondere alle lettere pec.  Siamo un paese che a forza di chiacchiere e distintivo per trenta e più anni si è fatto bello nel dire che una diga non serviva per le inondazioni autunnali di Venezia, non dimentichiamocelo.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.