Foto di Filippo Attili, via LaPresse 

Il documento della Commissione

Bruxelles promuove il price cap. L'Italia esulta. Ma i paletti sono (ancora) tanti

Valerio Valentini

“Meccanismo di correzione del mercato del gas”, è il titolo che ha scelto l'Europa in modo da distanziarsi il più possibile dalla dicitura "tetto". E molte obiezioni tedesche e francesi sono state accolte, in modo da rendere il piano contenuto nella proposta "statico" e non "dinamico", come chiedeva Cingolani

Gilberto Pichetto, uomo pragmatico, sa misurare l’entusiasmo: “Non è male, non male affatto. Anzi”. Lo sa bene, il ministro dell’Ambiente, che non è certo quello che l’Italia chiedeva. E come lui, forse meglio di lui, lo sa il suo predecessore, quel Roberto Cingolani che sul dossier ha perso il sonno per mesi. Ma sono consapevoli entrambi, al tempo stesso, che la proposta della Commissione europea sul price cap per il gas è una buona notizia. Per quanto, va detto, quello elaborato dai funzionari di Ursula von der Leyen non è il meccanismo che si vagheggiava a Roma.

 

Questa versione del price cap prevede paletti più stringenti e incognite da valutare. Il documento è stato consegnato ieri mattina alle rappresentanze diplomatiche degli stati membri a Bruxelles. Di lì, trasmesso ai rispettivi governi. “Meccanismo di correzione del mercato del gas”: questo è il titolo scelto, forse per distanziarsi dall’idea di “tetto” che resta indigesto ai paesi nordici. In effetti molte delle obiezioni di Germania e Olanda sono state accolte, di fatto, nella proposta della Commissione, che verrà poi discussa dai ministri competenti nel Consiglio europeo del 24 novembre. Perché il price cap, che non sarà “dinamico” come chiedevano i 15 stati membri guidati dall’Italia a fine settembre, ma “statico”, verrà indicato da organismi di garanzia europei in seguito a ulteriori analisi: sarà una cifra verosimilmente molto alta, visto che nel documento si fa esplicito riferimento al “picco eccezionale registratosi ad agosto 2022”. Il tetto riguarderà le transazioni month-ahead sul mercato del Ttf, quelle cioè che prevedono la consegna fisica del gas entro un mese dall’acquisto, ma verrà attivato solo se si verificheranno contemporaneamente due condizioni necessarie: se le transazioni supereranno quella cifra indicata come “massima” e se il rialzo dei prezzi non ha corrispettivi negli altri mercati mondiali del gas. Insomma, deve esserci una “straordinarietà” specifica dell’Europa, per fare in modo che il meccanismo si attivi.

 

Dopodiché, la procedura di calmieramento dei prezzi, che ha durata massima di un anno, potrà comunque “essere sospesa in ogni momento”, si legge nel documento, se tende a introdurre delle distorsioni sul mercato “tali da mettere a rischio la sicurezza degli approvvigionamenti e i flussi intra-Ue”. Se, dunque, “la revisione mensile dimostra che non ricorrono le condizioni necessarie per l’attuazione del meccanismo, questo verrà automaticamente disattivato”. Bisognerà poi monitorare anche il prezzo del gas naturale liquefatto (Gnl), rispetto al quale il cap dovrà sempre restare più alto: altrimenti, specifica la Commissione, “questo potrebbe avere un impatto negativo nella capacità di attrarre le navi in Ue”. 

 

Non basta. Perché, tra le controindicazioni da scongiurare, c’è quella di favorire troppo le contrattazioni over the counter, cioè quelle  fuori borsa (l’Italia voleva limitare anche quelle, Bruxelles si rifiuta) che verrebbero incentivate in virtù di un mercato pubblico troppo rigido. Il che finirebbe per rendere il Ttf ancor meno trasparente e ancor più esposto agli effetti della speculazione. Rispetto alla quale, tuttavia, la Commissione è convinta di avere trovato, in questo meccanismo, un discreto rimedio. Perché la sola definizione di un tetto “può avere un effetto positivo nel ridefinire le aspettative di prezzo per il futuro, limitando i possibili comportamenti speculativi”. Un deterrente, insomma. Che certo varrebbe in caso di operazioni dichiaratamente distorsive del mercato. 
Meno efficace, invece, sembra poter essere di fronte a un rincaro dei prezzi frutto di un semplice aumento della domanda, magari dovuto a un abbassamento delle temperature. In fondo molta parte del picco di prezzo di agosto è legata alla corsa al riempimento degli stoccaggi da parte di Germania e Italia. Effetti analoghi potrebbe generare un ritorno alla piena produttività della Cina nei prossimi mesi.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.