Il caso

Meloni e il bilaterale con al Sisi fra Regeni e i 24 caccia da vendere all'Egitto

Simone Canettieri e Valerio Valentini

Con l'incontro tra i due leader torna la diplomazia fra i due paesi dopo il caso del ricercatore ucciso. La premier: "Attenzione ai diritti umani". In parellelo corre la commessa di 24 Eurofighter Typhoon costruiti da Leonardo

Un’ora di incontro. Con lui, il padrone di casa   Abdel Fattah al Sisi, che le ha espresso la propria “aspirazione” a un “nuovo impulso” alle relazioni fra Roma e il Cairo. E lei, Giorgia Meloni, che  avrebbe sollevato, oltre che i dossier energetici e  quelli sui migranti, anche  la “forte attenzione  dell’Italia sui casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki”. Sul bilaterale a margine della Cop27 di Sharm el Sheikh pende una partita economica ormai congelata da tempo: 24 caccia Eurofighter Typhoon, costruito da Leonardo in un consorzio internazionale di cui l’Italia è capofila (con Spagna, Germania, Inghilterra). Valore della commessa: 4 miliardi di euro. Un’operazione andata avanti a strattoni, per l’inasprimento dei rapporti diplomatici, dopo i casi Regeni e Zaki. E che da ieri potrebbe subire “un nuovo impulso”.  

D’altronde il ministero degli Esteri, tramite  l’Unità  per  le autorizzazioni dei materiali di armamento, da tempo ha già dato il via libera alla trattative, che poi però si sono interrotte. Poco prima di licenziare, in parallelo, un’altra commessa avviata dal governo Conte 1: la vendita di due navi militari, tipo Fremm, destinate all’Egitto e costruite da Fincantieri. Sicché Meloni si è trovata dunque in sospeso tra   realpolitik e la ricerca di verità per Regeni.

Un buio, su cui Fratelli d’Italia, quando era all’opposizione, si interrogava con questi termini: “E’ un blocco del governo egiziano o è un blocco della potente burocrazia che magari è ancora vicina ai Fratelli musulmani?”, incalzava il deputato Paolo Trancassini durante la commissione parlamentare sulla morte di Regeni. Come si è mossa dunque Meloni al cospetto di al Sisi? Guido Crosetto, ministro della Difesa con lunga esperienza nel settore,  non più tardi dello scorso 28 ottobre ha tessuto le lodi del progetto Eurofighter: “Un’esperienza straordinaria  per l’industria europea in quanto le campagne che stiamo facendo in questi giorni per vendere questi aerei ad alcuni grandi paesi porteranno lavoro”.  

Ai tempi del caso delle fregate Fincantieri anche Adolfo Urso, all’epoca vicepresidente del Copasir, spiegò che “non si può dire sì o no alla loro vendita   né legarle solo alla verità su Regeni, per quanto importante essa sia e sulla quale non possiamo assolutamente mollare, senza definire prima quale sia il nostro interesse nazionale”.

Ieri l’attuale ministro delle Imprese e del Made in Italy ha ribadito forse con più forza, rispetto a quando sedeva sui banchi dell’opposizione, che “l’Egitto è un grande partner per noi, in tutti i campi”. Anche se resta “il tema di confronto su quanto è accaduto a un cittadino italiano”. Urso avrà anche la delega per l’Aerospazio, che esce così dai radar della presidenza del Consiglio a  Palazzo Chigi. Sullo sfondo di questo bilaterale Egitto-Italia rimangono alcuni dati. E’ il primo da quando c’è stato il caso del ricercatore di Trieste, sequestrato, torturato e ucciso. E inoltre dalle parti della Difesa c’è la consapevolezza che  qualora dovesse saltare la commessa degli Eurofighter di Leonardo, la Francia sarebbe pronta a  prendere la palla al balzo, inserendosi nell’affare, come accaduto di recente.
   

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