(foto Ansa)

passeggiate romane

Le ultime mosse di Letta per impedire la grillizzazione del Pd

Il segretario uscente guarda con preoccupazione allo schiacciamento sulle posizioni grilline. E così nelle conversazioni private i dirigenti dem tornano a evocare la scissione

Nel Pd unito per il breve periodo della segreteria Letta sono tornate le divisioni e le tensioni di un tempo. Ogni big guarda l’altro con sospetto perché teme che  il cambio della guardia che verrà gli faccia perdere posizioni a favore di qualcun altro. Corre voce, per esempio, che i rapporti tra il leader uscente e la sinistra interna non siano esattamente idilliaci. Letta, che pure non si ricandiderà ne ha intenzione alcuna di mandare le cose così ancora per molto, non vorrebbe però che il Partito democratico virasse decisamente a sinistra all’inseguimento di Giuseppe Conte. Per questo motivo guarderebbe con diffidenza alle mosse di Goffredo Bettini e Andrea Orlando.

Dopo il convulso fiorire di autocandidature iniziali adesso nel Pd ə una fase decisamente di stallo. I due candidati favoriti cioè Dario Nardella e Stefano Bonaccini, non stanno ancora ufficializzato niente. L’uno aspetta di capire le mosse dell’altro ma una cosa se la sono detta in separata sede: non andranno mai allo scontro diretto. Ma questo “patto” rende ancora più complicate le cose in casa dem.

 

Intanto Elly Schlein scalda i motori. Ha capito che la sinistra interna del Pd non la vuole sostenere perché non la “governa” ma a quanto riferiscono i pochi che ci hanno parlato la vice presidente della giunta regionale dell’Emilia Romagna è sempre più intenzionata a giocarsi la partita delle primarie scendendo in campo. Aspetta solo di vedere quali saranno le regole congressuali. Perché quelle norme potrebbero, di fatto, rendere impossibile a chi non è organico al partito candidarsi alla segreteria. 

Sempre a proposito del Partito democratico ormai nelle conversazioni private e segrete dei dirigenti dem in vista del Congresso la parola scissione viene evocata più e più volte. Il rischio questa volta c’è sul serio e tra di loro gli esponenti più autorevoli del Pd non lo nascondono. Nel frattempo tra chiusure e aperture continua il dialogo sotto traccia tra Partito democratico e Movimento 5 stelle per le elezioni regionali del Lazio. Ma pare che anche l’ultimo candidato sponsorizzato direttamente da Francesco Boccia a Giuseppe Conte, cioè Massimo Bray, non abbia avuto il via libera dei grillini.


Matteo Renzi e Carlo Calenda vengono dipinti dai giornali e dal Pd come sempre prossimi al divorzio. Eppure il leader di Italia viva e il numero uno di Azione per ora sembrano marciare compatti con un unico obiettivo in testa: mettere in difficoltà il Pd. E pare che ci stiano riuscendo, come dimostra la decisione sia in Lombardia che nel Lazio di non andare con i dem. Già, perché anche per la successione a Nicola Zingaretti  Calenda e Renzi hanno deciso di giocare in proprio. 

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