Foto di Filippo Attili, via LaPresse 

la visita a bruxelles

Per Meloni è finita la pacchia

Claudio Cerasa

Che cosa vuol dire rassicurare? La prima del presidente del Consiglio in Europa costringe la destra a fare un passo lontano dal bengodi dell’irresponsabilità e spinge i sovranisti a un triplo tradimento: idee,  amici, passato. Viva l’incoerenza

Tranquillizzare significa tradire. Il primo storico giorno di Giorgia Meloni a Bruxelles, da presidente del Consiglio, lo si può sintetizzare con un verbo consegnato ieri a pranzo dalla premier italiana al commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni: rassicurare. Meloni sa che ogni genere di partita che l’Italia può tentare di giocare in Europa passa da quel verbo, rassicurare, e per rassicurare i partner europei il percorso del primo ministro italiano, come si è visto ieri, non può che passare da tre formidabili tradimenti: tradire le proprie idee, tradire i propri amici, tradire il proprio passato. Tradire le proprie idee, per Giorgia Meloni, significa continuare a sostenere, quando si parla d’Europa, il contrario di quanto sostenuto a lungo dall’internazionale sovranista.

 

E significa cioè considerare la solidarietà tra i grandi paesi dell’Unione europea l’unico scudo possibile per difendere l’interesse nazionale dai velenosi nazionalismi diffusi nel continente. Vale quando si parla di energia, naturalmente, ma vale anche quando si parla di immigrazione, e il grande tradimento con cui l’internazionale sovranista dovrà fare i conti nei prossimi mesi sarà proprio quello di dover ammettere che anche sulla gestione dei flussi migratori un paese come l’Italia, a meno che non abbia la forza di infilare in una bottiglia tutta l’acqua del Mediterraneo, non può fare a meno di rispettare il diritto internazionale, ricordando che salvare la vita in mare costituisce un preciso obbligo degli stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare, e non potrà fare a meno di combattere la sua battaglia per la redistribuzione dei migranti, in Europa, provando a fare l’opposto di quanto suggerito in questi anni dai campioni dell’internazionale sovranista: non chiudendo i porti, non alzando muri, non sparando ai barconi, ma combattendo per costringere i paesi dell’Unione ad aprire più di oggi le porte dell’accoglienza. 

 

Meno sovranismo per avere maggior controllo della nostra sovranità. Meno nazionalismo per avere più strumenti per difendere l’interesse nazionale. Meno populismo per poter tutelare il proprio popolo. Vale quando si parla di idee, naturalmente, ma vale anche quando si parla di amici. E anche qui, evidentemente, tranquillizzare, per Meloni, significa tradire. Significa tradire chi ha scommesso, in Europa, sulla trasformazione del governo italiano in una testa d’ariete utile a scardinare i vecchi equilibri europei. Significa tradire chi, da Orbán a Le Pen passando per Vox e per l’AfD, ha puntato le sue fiche sul governo Meloni per provare a  rimettere in discussione l’integrazione dell’Europa, cosa che Meloni ha detto ieri di voler preservare e non di voler combattere. E tranquillizzare, in particolare, significa offrire ai due grandi paesi con cui l’Italia dovrà fare i conti nei prossimi anni, Francia e Germania, segnali concreti di conversione rispetto alle proprie idee del passato.

 

Dovrà dimostrare, Meloni, di non considerare la Francia di Emmanuel Macron come un paese desideroso di portare avanti “politiche predatorie” contro l’Italia e di considerare le politiche lepeniste come un male da combattere e non come un istinto da assecondare. E dovrà dimostrare, Meloni, inoltre, di non considerare il governo tedesco come un nemico naturale del governo italiano, come in passato aveva detto la leader di Fratelli d’Italia, ma di considerarlo, al contrario, come un prezioso alleato per provare a rafforzare la sovranità europea, trasformando anche i nemici del governo tedesco (AfD e associati) in nemici del governo italiano (e il fatto che la prima missione all’estero del ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, sia stata proprio in Germania, a colloquio con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, non è casuale ed è legato alla volontà, fanno sapere in ambienti governativi, di smussare gli angoli tra i due paesi, di far dimenticare vecchie dichiarazioni di Meloni non accomodanti con la Germania e di ottenere un ok di massima da parte del governo tedesco al 4,5 per cento di deficit che verrà inserito oggi nella Nota all’aggiornamento del Def che verrà presentata dal governo italiano).

 

Tranquillizzare per Meloni significa tradire, significa essere incoerenti con il proprio passato. E per esserlo fino in fondo – come deve avergli detto ieri Paolo Gentiloni e come deve avergli ripetuto anche Ursula von der Leyen nel corso del primo bilaterale ufficiale della nuova premier – la strada che ha di fronte a sé Meloni in Europa, per quanto dura e per quanto inconfessabile, è quella di non rispettare le promesse fatte in campagna elettorale dalla sua coalizione, ovvero “cambiare” il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ed è fare invece tutto ciò che è necessario fare, whatever it takes, affinché la discontinuità del nuovo presidente del Consiglio sia legata più alle proprie idee del passato che alle idee, ai progetti e agli obiettivi del governo che l’ha preceduta. In Europa, la pacchia è finita, ma più che per l’Europa la pacchia, intesa come stagione del bengodi dell’irresponsabilità, è finita per Meloni. Meno sovranismo per avere maggior controllo della nostra sovranità. Meno nazionalismo per avere più strumenti per difendere l’interesse nazionale. Meno populismo per poter tutelare il proprio popolo. Lunga vita all’incoerenza.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.