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l'ultima capriola

Berlusconi si fa ucraino in Senato e Ronzulli chiede scusa

Salvatore Merlo

Nel suo intervento al Senato il Cav. fa l’acrobata e sigla il cessate il fuoco con Giorgia Meloni

Quello che dice oggi non conterà mai come quel che dirà domani, ma la acrobazia di domani è nulla in confronto alla capriola che verrà il giorno dopo. Silvio Berlusconi interviene nell’Aula del Senato, dopo nove anni dalla sua espulsione del 27 novembre 2013, e ribalta tutto quello che aveva detto nei giorni scorsi su Zelensky, sull’Ucraina e sul suo amico Putin. Non solo contraddice i famosi audio “rubati”, quelli della vodka e delle lettere amorevoli, ma anche le dichiarazione pubbliche e televisive a Bruno Vespa (“Putin voleva mettere un governo di persone per bene a Kyiv”). E allora il Cavaliere acrobata adesso cita l’occidente, la Nato, l’Unione europea, ricorda di essere pur sempre quello di Pratica di Mare, il presidente del Consiglio italiano chiamato a parlare davanti al Congresso americano... Giorgia Meloni lo guarda sorridendo quasi teneramente, con una specie di stanca indulgenza, come quella di una madre con un figlio che si è comportato male. E lo applaude, assieme a tutti i senatori del centrodestra. Non si capisce bene se salutino il ritorno di Berlusconi in Senato o festeggino la resa del Cavaliere ribelle, quello che aveva tentato di sfregiare la vittoria di Meloni la settimana scorsa. Ma il Cav. è fatto così. Lo sanno tutti.    Un garbuglio di spudoratezze e pudori, depistaggi e confessioni distorte. Qual è il Berlusconi vero? L’amico di Putin che vorrebbe insegnare alla “bambina” Meloni come si sta al mondo, o l’alleato leale che ieri ha annunciato di votare sì alla fiducia?

 

Forse soltanto a Silvio Berlusconi, nella politica italiana, è concesso di mentire e smentirsi senza mai soffrirne troppo. Nei giorni scorsi, mentre qualcuno sosteneva addirittura che gli audio “rubati” fossero stati messi in circolazione con il suo permesso proprio per farli arrivare all’orecchio dell’amico Putin, ecco che intorno all’anziano Cavaliere hanno preso a volteggiare i figli, gli amici di sempre, l’azienda, Mediaset, Mondadori e Gianni Letta. Per recuperare il rapporto con Meloni, ovviamente, e insieme a questo anche la faccia a livello internazionale. Con ragionamenti che suonavano all’incirca così: dovrebbe essere Forza Italia a esercitare il ruolo di garante internazionale di Giorgia Meloni, e invece sta accadendo il contrario. Non precisamente un capolavoro politico. E allora, circondato, convinto (per un po’) ecco che Berlusconi, l’uomo babele, ieri ha letto il discorso della pace e della contrizione, ha effettuato la sua capriola, oplà, l’inversione a U, malgrado la fatica dell’età. Malgrado l’orgoglio. E lo ha fatto preceduto da Licia Ronzulli, la sua assistente detta malignamente badante, la donna che asseconda le sue pulsioni (auto)distruttive, lei che qualche ora prima in quella stessa Aula del Senato si era rivolta personalmente a Meloni, chiedendole sostanzialmente scusa. Non senza emozione. Impappinandosi più volte, persino, a causa dello sforzo che a certe persone richiede l’umiltà. Scusa per il sabotaggio tentato nei giorni scorsi durante l’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, sì, ma anche implicitamente per le troppe parole senza briglia,  per i nomignoli affibbiati alla presidente del Consiglio nel corso di riunioni con troppe persone. Parole che ovviamente sono arrivate fino all’orecchio di  Meloni. Ma tutto è perdonato, per adesso. In politica valgono quasi sempre le stesse regole del Padrino di Francis Ford Coppola: è business, non non sono questioni personali. Resta l’incognita del Cavaliere imprevedibile, lui che oggi festeggiava la pace annunciando la nascita del suo diciassettesimo nipotino, ma domani potrebbe ordire di nuovo  fantasie velenose sotto la fronte liscia. Meloni ha capito che esiste una cintura di contenimento, che fa capo alla famiglia del Cavaliere.

 

Eppure la presidente del Consiglio si è anche organizzata nel caso in cui la diga dovesse saltare. Esiste già una camera di compensazione parlamentare, garantita dai soliti cespugli che animano la vita di Camera e Senato, un gruppo nel quale far confluire in caso quei deputati e senatori di Forza Italia che non dovessero più trovarsi bene con Berlusconi. Tutto è stato previsto, proprio perché il Cavaliere è anziano e zoppica, sì, ma ha pur sempre l’istinto dell’acrobata. E l’acrobazia contrita di oggi potrebbe essere nulla in confronto alla capriola contundente di domani.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.