(foto Ansa)

Il Pd è di fronte a una scelta: accettare la sfida di Meloni o consegnarsi ai 5 Stelle

Chicco Testa

La sinistra dovrebbe cogliere l'occasione dell'opposizione al nuovo governo per riappropriarsi di un'agenda pragmatica. Invece di continuare a inseguire i grillini

Chi si immagina una trincea come linea divisoria fra destra e sinistra con le armate che si sparano a distanza e tentano assalti al fronte avverso in questa prossima legislatura temo rimarrà deluso. Certo, non mancheranno anche le trincee, probabilmente sul tema dei diritti dove la sinistra ha già scelto di scavare la sua di trincea. Ma saranno tutto considerato episodi minori rispetto al gioco principale. Che sarà invece il gioco degli specchi. Specchi sui quali ogni contendente si affaccerà per trovare rimandata l’immagine del suo avversario. Vale a destra e vale a sinistra. Con la differenza che questa volta è la destra a dettare l’agenda.

Già qualche cosa si è visto. Per esempio, nell’episodio dell’incarico a Cingolani, voluto da Grillo, apprezzato da Draghi, arruolato dalla Meloni e contestato a sinistra come un infiltrato finalmente scoperto. Ecco una piccola trincea fasulla, inconcludente e già crollata. Ma, soprattutto dopo il discorso di insediamento della Meloni, il gioco degli specchi riguarderà temi decisivi. La prima parte  del discorso della premier sui temi economici conteneva delle sottolineatura che sembravano dettate da una parte della sinistra. Rafforzamento della golden rule, gli oligarchi seduti sulle rendite statali, l’evasione fiscale delle grandi multinazionali, la necessità di una politica industriale. Immagino alcuni esponenti a sinistra ascoltare a capo chino parole che sembravano a loro rubate. Tutto mitigato per fortuna dalla consapevolezza, nelle parole della Meloni, che imprese e investimenti italiani e stranieri sono la ricetta principale per ottenere l’obiettivo, quello che conta veramente, della crescita economica. Per contenere il peso del debito pubblico e ridurre le disuguaglianze.  Concetto che a sinistra è stato abbandonato da diversi anni a favore delle sole politiche redistributive.

 

Poi c’è la giustizia, dove Nordio ha già pronunciato parole importanti e sagge. Che farà la sinistra? Accetterà la sfida del garantismo e della riduzione dello strapotere dei giudici, come aveva cominciato a fare, o si chiuderà nella ridotta di Ingroia e Travaglio? E sul reddito di cittadinanza? Anche qui la presidente del Consiglio ha messo al centro un tema una volta caro alla sinistra: quello del lavoro come leva principale dell’emancipazione, ben distinguendo fra assistenzialismo, necessario in molti casi – ma non la regola –  e politiche del lavoro attivo, sostenuto da processi formativi adeguati. Chi invece ha ironizzato sul “sovranismo alimentare” non sapeva evidentemente che questa espressione è stata usata per primo e a più riprese da Carlo Petrini, guru della sinistra a chilometro zero.

E l’ambiente? Toccava a una premier di destra ricordare che non può prescindere dal suo rapporto con l’uomo, che deve essere socialmente sostenibile e fondato sulla neutralità tecnologica? Concetti elaborati a sinistra molto tempo fa e poi, come altri, abbandonati. Ha anche aggiunto che le risorse minerarie presenti nei nostri mari devono essere utilizzate. Immagino gli applausi a Ravenna.  Sarà l’occasione a sinistra per mettere fine a un ambientalismo inconcludente buono al massimo nelle Ztl e tornare ai fondamentali? Certo, la prima a giocare con gli specchi è stata proprio la premier che ha rimarcato con moderazione i temi identitari della destra – anche a costo di mettere in ombra molte promesse pre elettorali –  e si è appropriata di molti temi cari alla sinistra. Vedi il caso delle riforme istituzionali che aumentino la stabilità  e i poteri dell’esecutivo. Ha proposto  un mix fra liberalizzazioni e tutela della sovranità nazionale che dovrà gestire con molta accortezza. Il Pd e le altre forze di opposizione sono di fronte a una scelta: accettare la sfida o consegnarsi mani e piedi ai 5 Stelle, rinunciando a interpretare la maggioranza del paese. Soprattutto della parte più produttiva.  Grandi spazi per il terzo polo per infilarsi intelligentemente nelle contraddizioni di destra e sinistra. Letta ha detto che questo governo va fatto cadere al più presto. Proposta suicida, nuove lezioni sarebbero ancor peggio per il Pd, e che si riserva ai governi “pericolosi”. E’ questo il caso?

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