Foto di Fabio Frustaci, via Ansa 

Editoriali

Il Partito democratico sta regalando Cingolani a Meloni

Redazione

Il Pd rinnega se stesso accusando l’ex ministro di essere un collaborazionista del governo attuale di centrodestra: "Ha spondato le lobby del nucleare, fatto le nomine che pretendeva la destra", dice Borghi

L’annuncio che l’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani affiancherà il governo nelle trattative europee che dovrebbero trasformare in atti concreti l’impegno a una politica energetica comune è stato letto da tutti come un segnale di continuità con le iniziative su questo argomento del governo di Mario Draghi. Ci si sarebbe aspettati un apprezzamento da parte del Pd, che di quel governo si considera il più convinto sostenitore, casomai una “denuncia” dell’incoerenza di chi, come Giorgia Meloni, di quel governo era stato tenace oppositore.

 

Invece no: c’è chi nel Partito democratico preferisce “regalare” Cingolani al centrodestra. Enrico Borghi, senatore democratico e membro della segreteria nazionale del Pd, legge retrospettivamente l’azione dell’ex ministro che, secondo lui “ha spondato le lobby del nucleare, fatto le nomine che pretendeva la destra, traccheggiato sul ‘price cap’ energetico in Europa, assecondato le pulsioni leghiste sull’idroelettrico…” e per questo si dichiara “per nulla sorpreso” dalla collaborazione col governo attuale.

 

È un esempio da manuale di autolesionismo politico: tutti sanno che Cingolani è stato il braccio destro di Draghi nella trattativa europea sull’energia e che ha accettato di aiutare il governo attuale nella fase conclusiva anche col consenso dell’ex premier, come ha voluto rimarcare. Il Pd ha sostenuto quella iniziativa, ha addirittura sostenuto durante la campagna elettorale che c’era il rischio che essa finisse insabbiata se fosse andata al governo la destra sovranista e antieuropea.

 

Come si fa oggi a non tener conto di quell’impegno, che ovviamente vedeva Cingolani tra i protagonisti, e accusare proprio lui di essere stato una specie di cavallo di Troia della destra nell’esecutivo di larghe intese? E Draghi non se n’era accorto? O è Borghi che straparla pensando che per fare l’opposizione “dura” si può tranquillamente capovolgere i fatti?