(foto Ansa)

Viale Mazzini

Rai domani. Intorno a Fiorello il derby Maggioni-Fuortes

Carmelo Caruso

Il presentatore si sposta su Raidue dopo le proteste dei giornalisti del Tg1. Dietro questa sfida in realtà si disegna il futuro della tv pubblica. Il ruolo di Rossi

L’unico che non c’entra nulla è l’artista per cui è cominciato tutto: Fiorello. Non è vero che Monica Maggioni e Carlo Fuortes hanno litigato per lui e per il suo nuovo programma. Hanno litigato per il futuro della Rai. Hanno litigato per Rai domani. Mentre eravamo impegnati a seguire lo scontro tra Meloni e Berlusconi ci siamo persi quello epocale tra la direttrice del Tg1 e l’ad Rai. La striscia di Fiorello prevista su Rai 1, e contestata dai giornalisti del Tg1, è solo una parte di una storia ben più grande. Maggioni e Fuortes sono entrambi in corsa: uno per uscire (Fuortes) l’altra (Maggioni) per subentrargli. Non è la direttrice del Tg 1 che lo desidera. Maggioni è una delle figure su cui si ragiona. Ha le caratteristiche per traghettare l’azienda qualora Fuortes lasciasse. Conosce i dipendenti, è apprezzata da Giorgia Meloni, così come dagli uomini vicini alla Meloni.

 

Ci riferiamo a Giampaolo Rossi. E’ un altro che meriterebbe probabilmente, lo dice il partito Rai, di guidare l’azienda se solo lo scorso governo non avesse pasticciato escludendo FdI (e Rossi) dal Cda e se solo ci fosse la promessa di un mandato vero, pieno, e non quel bizantinismo dei tre anni di mandato. Diciamo subito chi ha vinto la contesa. L’ha vinta la direttrice del Tg1. Ha dimostrato come si difende una redazione. Si direbbe in Sicilia che ha fatto vedere “di quale erba è fatta la scopa”. Il programma di Fiorello, una striscia mattutina, che andava a toccare quella su cui da mesi lavora il Tg1, viene spostato (ieri la decisione, se n’è parlato in Cda) su Rai 2. E’ una rete che in questo momento, e ce ne dispiace, ha difficolta di ascolti. Se fosse stata solo critica televisiva sarebbe bastato il sommo Aldo Grasso. E invece è politica Rai. Per impedire a Fiorello di occupare quella striscia si è mosso il Cdr del Tg1 lamentando la “riduzione dello spazio informativo”. E’ intervenuta pure l’Usigrai: “Perché un programma satirico dopo uno spazio informativo? Ci riserviamo di mettere in campo tutte le opportune forme di protesta”.

 

Da qui il cambio di rete. La partenza del nuovo programma di Fiorello “Via Asiago 10” è prevista per fine novembre. Sono 135 puntate. E’ un programma che costerà diversi milioni (circa 15 mila euro a puntata perché Fiorello è un artista di valore). In Rai i contratti si stipulano sulla base dei precedenti. Il precedente contratto di Fiorello era molto oneroso (non vuole essere una critica, tutt’altro) ed era stato firmato con l’ex ad Rai Fabrizio Salini. C’è chi dice che la decisione di spostare il programma su una rete in questo momento fragile non faccia altro che penalizzare l’operazione. Ma questa sarebbe una critica televisiva. Non è invece critica televisiva questa obiezione: il cambio di rete può causare la mancata copertura economica. Su Rai 2 gli investitori sono meno attratti. Attirando meno pubblicità minori sono gli incassi. Su Rai 1 la pubblicità era invece garantita. La Rai, detta in maniera spicciola, non sa ancora quale sarà il suo futuro tra un anno. E’ necessario vendere quote di Rai Way e pende sempre la decisione europea che porterà a togliere il canone dalla bolletta. L’ad ha invece ingaggiato una battaglia, la seconda con un direttore Rai (la precedente era quella di Mario Orfeo, battaglia che perse: lo aveva rimosso da direttore dell’approfondimento e lo ha rimesso a capo del Tg 3). Anche questa con la Maggioni è stata persa. La Rai ha in pratica un ad che litiga con una possibile nuova ad e un terzo ad (in pectore) quello che tutti, dicono che lo diventerà, Giampaolo Rossi, che non può diventarlo se non lascia Fuortes. La soluzione di Fuortes potrebbe essere questa: restare ancora ad e spingere Rossi nel ruolo di ad di Rai Cinema, altri dicono direttore generale. E’ il “caso Rossi”. Un successo: prima lo hanno escluso da tutto ora la candidano a qualsiasi cosa.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio