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ballando col governo

L'opposizione a Meloni non la fa il Pd, ma Salvini e Berlusconi

Salvatore Merlo

La futura premier non si sarebbe mai aspettata che il leader della Lega e il Cav. finissero per incartarsi sulle loro stesse proposte, sparando e bruciando nomi. Fino al capolavoro finale: proiettare Giancarlo Giorgetti al ministero dell’Economia

Mentre il centrosinistra, ovvero quel posto in cui  il potere passa più spesso di mano in mano che di testa in testa, si prepara a dividersi in quattro piazze pacifiste diverse da qui a novembre, mentre si trascina lo spelacchiamento pre-congressuale, mentre insomma quelli del Pd sembrano dei san Gerolamo nel deserto (del genere che si vede nei quadri con un sasso in mano per battersi il petto) ecco che Giorgia Meloni, nel chiuso della sua stanza al sesto piano della Camera, è colta come da un’improvvisa ma non inattesa consapevolezza.

 

 

 Questa: noi l’opposizione ce l’abbiamo dentro la maggioranza, mica fuori. E questa opposizione  è composta da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Nell’ultima settimana i due, con l’ormai famosissima Licia Ronzulli, hanno messo in piedi un reality show sulla formazione del governo, lanciando col gossip di Palazzo nomi come fossero numeri al lotto. Ministri della Sanità, dell’Istruzione, dell’Interno e per soprammercato pure presidenti della Camera e del Senato (ma quest’ultimo sorteggio forse è finito perché oggi cominciano le votazioni in Aula). Insomma cinquine, terne, ambi... Tombola! Senza alcun riguardo per i diritti della logica, senza nemmeno quel genere di provvida accortezza che di solito, in queste situazioni di negoziato sempre sospese tra suq e Monòpoli, impone una certa riservatezza e sconsiglia di offrire alla stampa un resoconto quotidiano di qualche affidabilità. Cosa che infatti  favorisce Meloni, mica i candidati Ronzulli o Calderoli che si bruciano. 

 

Quella specie di “tutto il governo minuto per minuto” andato in onda nelle ultime ore e che d’altra parte Salvini aveva promesso ai suoi follower di TikTok già il 27 settembre: “Vi racconterò tutto  il dietro le quinte in diretta live”. Promessa, o minaccia, che Meloni guardando il video quel giorno aveva ironicamente commentato con due sole parole: “Madonna bona”. Ma poiché resta sempre vero l’antico motto secondo il quale “chi ha la lingua troppo lunga può inciamparci”, ecco che Meloni si è scoperta più sorpresa che indisposta per queste veritiere indiscrezioni regalate ai giornali.

 

Si aspettava uno sparo ad alzo zero sulle sue proposte ministeriali per il governo (d’altra parte Salvini e Berlusconi erano partiti così, con la contrarietà ai tecnici) e mai si sarebbe aspettata che i due finissero per incartarsi sulle loro stesse proposte, incaricando di fatto i quotidiani di impallinare a una a una le candidature più velleitarie da loro stessi suggerite. Fino al capolavoro massimo, finale e insperato (per Meloni) di proiettare Giancarlo Giorgetti al ministero dell’Economia. L’insensatezza uccide... gli altri. E se continua così, con l’opposizione del Pd, di Salvini e di Berlusconi, ecco che  il nascituro governo, come si dice, ha i secoli contati.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.