Nave galleggiante: sì o no?
Lo strano asse M5s-FdI che boicotta il rigassificatore di Piombino
La consigliera regionale della Toscana, Irene Galletti, ha presentato un ordine del giorno per l'interruzione di qualsiasi azione atta alla realizzazione dell'opera. Contro si sono espressi solo Pd e Italia viva. A favore Fratelli d'Italia e Forza Italia
Nel Consiglio regionale della Toscana si costruiscono delle stravaganti coalizioni. Il tema gravoso, di cui il prossimo governo a probabile guida Meloni sarà incaricato, è quello del rigassificatore di Piombino, intorno a cui si sono uniti in asse il M5s e tutto il centrodestra. La questione resta delicata perché, come ha più volte detto il premier Mario Draghi, il rigassificatore dev'essere attivo entro la primavera per garantire la sicurezza energetica del paese, ma in città i comitati di opposizione non sembrano voler cedere. Ieri, con un ordine del giorno, la consigliera regionale del Movimento 5 stelle Irene Galletti ha presentato al Consiglio regionale la richiesta di "interrompere qualsiasi atto o fatto volto alla realizzazione del rigassificatore", incluse tutte le misure propedeutiche o laterali legate all'opera. L'"appello", come l'ha definito Galletti, era quello di attendere l'insediamento del nuovo governo per procedere. Ma l'ordine del giorno è stato respinto, perché la maggioranza, composta dal Partito democratico, alla guida della regione, e Italia viva ha votato contro.
La risposta del presidente della regione Eugenio Giani non si è fatta attendere: "È un atto che chiede al commissario straordinario di fare cose illegali". Il presidente della Toscana, commissario per l'opera, ha poi sottolineato che andrà avanti come da dovere fino al 27 ottobre, quando vi sarà la fine del procedimento - che il commissario deve per legge portare a termine - e dovrà esprimere il suo "sì" o il suo "no" sull'autorizzazione dei lavori.
Al di là degli scogli di forma, il tema che si viene a porre è politico, perché in accordo con il testo a firma pentastellata si sono schierati anche gli esponenti di Fratelli d'Italia. Nel Consiglio della Toscana si è creato un asse inusuale, in tinta giallo-blu. Si è infatti espresso a favore il capogruppo di FdI Francesco Torselli: "Il nostro voto sarà favorevole. L'ordine del giorno è ponderato e ben valutato: ipotizzo un'approvazione unanime", ha detto.
La spiegazione di Torselli a latere della scelta è sulla base delle dichiarazioni della sua leader, Giorgia Meloni, per la quale: "Il rigassificatore deve essere fatto a Piombino solo in ultima e ultimissima istanza. La città ha già dato molto alla nostra nazione negli ultimi tempi". Su una scia simile, quella del dubbio nei confronti dell'opera, si era già espresso qui Giovanni Donzelli, uno dei consiglieri più stretti della probabile futura premier. Dello stesso parere anche Marco Stella di Forza Italia.
Anche alcuni consiglieri del Pd hanno valutato l'allestimento del cantiere un errore da parte di Snam, come ha chiarito Gianni Anselmi, il quale ha poi aggiunto: "Il 13 ottobre sono convocate le Camere: entro quella data ci sarà qualcuno del nuovo governo che saprà pronunciarsi?". La collocazione di quello che sarà il nuovo esecutivo in merito al rigassificatore è ancora sconosciuta, così come ignoto nella sostanza è lo stesso governo. Ma, per ora, almeno il partito che ha conquistato la maggioranza alle elezioni, Fratelli d'Italia, non ha dato segnali affermativi.
Inoltre, all'interno delle forze politiche che stanno votando contro l'opera ci sono elementi di confusione rispetto alla natura stessa del rigassificatore. Basti ricordare lo strafalcione di Giuseppe Conte, che alla domanda "Rigassificatori: sì o no?" rispose: "No, preferiamo quelli temporanei galleggianti". Proprio come quello di Piombino. E ancora, si ha memoria dell'uscita infelice di Licia Ronzulli, la senatrice di FI, fedelissima di Silvio Berlusconi, che disse: "Il rigassificatore estrae gas nazionale", dimostrando di non conoscere affatto il funzionamento dell'opera. Intanto, però, le procedure vanno ancora avanti, nel solco definito dal presidente del Consiglio uscente Mario Draghi.
Equilibri istituzionali