Lega Teheran

L'ayatollah Salvini. Purga ancora e va dal Cav. per blindare Fontana. Calderoli in bilico

Carmelo Caruso

La debolezza del segretario della Lega travolge Fontana che rompe con Moratti. Espulsioni e nuove incarichi per quanto riguarda il responsabile organizzativo

Vestirà presto con la tunica degli ayatollah: è Matteo Salvehini. Prima purgava con processo e adesso con le fatwe. Nelle ultime ore ha rimosso il coordinatore di Vercelli, responsabile addirittura del “cattivo risultato di tutto il Piemonte”. Si chiama Paolo Tiramani e l’ha scoperto dalla chat. A Teheran c’è  più galateo. La Lega è vulnerabile a casa sua. In Lombardia, mentre si scrive, Attilio Fontana, un galantuomo che sta pagando la crisi del partito, ha appena dichiarato che con Letizia Moratti, sua vicepresidente, “si è incrinato il rapporto fiduciario”. Da settimane, l’ex sindaco di Milano ripete che intende candidarsi al posto di Fontana. Il segretario della Lega non è più capace di difendere nessuno. FdI lo ha svaligiato di voti e Moratti prova a svaligiare casa Lega. Salvini vuole fare il ministro della sicurezza ma oggi è lui l’italiano più insicuro.


La Lega desidera cambiare segretario. La Lega viene offesa dagli alleati. Salvini, venerdì pomeriggio, è andato ad Arcore a parlare con Silvio Berlusconi. Hanno discusso di governo e ha ricevuto la promessa da parte del Cav., che il centrodestra, Forza Italia, in Lombardia ha un solo candidato presidente ed è Attilio Fontana. Oggi il vero lord protettore di Fontana, ripetiamo un uomo distinto e perbene, è Berlusconi. Pochi lo ricordano, ma durante la conferenza stampa di Salvini, quella post voto, era stato lo stesso Salvini a dire: “Voglio che entro questa settimana venga indicato il candidato del centrodestra in Lombardia e non può che essere Fontana”. Vuole sapere Salvini cosa genera la diffidenza? La diffidenza genera la paranoia.

 

Giorgia Meloni è attesa per sabato a Milano, al Villagio Coldiretti, al Castello Sforzesco. Tutti i leghisti lombardi quando lo hanno saputo hanno temuto che potesse incontrare Letizia Moratti. Abbiamo chiesto a entrambi gli staff (Moratti e Meloni) se fosse vero e ci hanno risposto di no. FdI non ha intenzione di tradire Fontana. A volte servono i giornalisti. Salvini li continua ad attaccare. A Milano ha risposto che “lui tre minuti per i selfie ce li ha, per i giornalisti no”.

 

Sarebbe il caso che si prenda sei di quei minuti e provi a leggere i quotidiani, soprattutto i più ostili. Innanzitutto perché Meloni ogni mattina lo fa. Li studia con attenzione, conosce pure le firme. Salvini invece comunica per dispacci. La testa della sua comunicazione ha interrotto, e non solo con un giornale, ma con tutti, anche quelli non “stucchevoli”, i rapporti. La linea telefonica della Lega è da mesi occupata. E’ in pratica la Lega che decide quando, come comunicare, se comunicare. Ed è singolare. La Lega lamenta l’aggressività dell’informazione. Si poteva comprendere se a dirlo era Emma Bonino ma non un leader che nel 2016 parlava di “pulizia etnica controllata”.

 

Se Salvini è ancora convinto di meritare la segreteria della Lega, e che la crisi del suo mondo è un’invenzione dei giornali, dovrebbe spiegare come pensa di rilanciare un partito che vuole lanciare in aria lui. Non lo fa. Scomunica come in Iran. A Vercelli al posto di un dirigente che, a suo parere, non meritava la sua fiducia ha investito di fiducia un senatore che negli ultimi mesi non ha mai donato al partito. E’ questo il valore nella Lega? Paolo Tiramani, il cacciato, ha spiegato su Facebook cosa avviene nella Salvini Teheran, come si viene rimossi: “Ho ricevuto un comunicato stampa. Sì, avete capito bene, un comunicato stampa, nessuno si è degnato di chiamarmi”. In quel comunicato, c’era accusa, processo, sentenza e condanna. Un leghista simpatico, un vero grande amico di Salvini, dice che “ogni partito ha i suoi scontenti”. Ha perfettamente ragione.

 

Ma se un partito ha scontenti dappertutto e perde un pezzo al giorno è colpa dei giornali o di chi dirige il partito? In Umbria, e non è il Veneto che sta esplodendo, il segretario regionale Virginio Caparvi ha chiesto l’espulsione di un senatore che non ce l’ha fatta. Si tratta di Luca Briziarelli. In questo caso non è lo scontento che vuole cacciare ma il sopravvissuto che vuole punire. In Lombardia, i leghisti erano troppo occupati a parlare male di Fontana  da non accorgersi che Moratti, da settimane, rilasciava interviste contro il suo presidente. “Moratti ha agito con scorrettezza sistematica” dicono gli uomini che lavorano con Fontana. Troppo tardi la Lega ha compreso il pericolo. Nelle prossime ore Fontana potrebbe ritirarle le deleghe dopo un “confronto con i leader di centrodestra”. Moratti o si candida contro Fontana o diventa ministro. Ma la Lega?  Sta circolando un sondaggio che la darebbe al 6 per cento. Registra un deputato leghista: “E’ vero che Salvini ha portato la Lega al 17 per cento ma la sta riportando al quattro se non lascia”. Ha ancora senso tenere nel simbolo “Lega per Savini premier” quando ormai quel progetto è fallito?

 

Negli scorsi giorni è stato maltratto dai leghisti Bobo Maroni, uno che meriterebbe, soprattutto ora, le carezze dei vecchi amici. E invece lo hanno rimproverato per avere, in maniera disinteressata, candidato alla segreteria, sul Foglio, Luca Zaia. E’ Salvini stesso che sta preparando la sua rimozione. Lo fa con le sue decisioni. Non vuole neppure concedere congressi regionali, e si dice regionali! Si possono fare in un giorno, come si faceva alla vecchia maniera, muniti di tessera. In queste settimane la Lombardia è il centro di tutto. In una delle sue province si attende l’autoconvocazione delle assemblee, il vespro. Salvini, che lo sa, sta  accelerando un cambio. Sarebbe epocale. L’intervista di Roberto Calderoli al Corriere, un’intervista in cui ha ricordato di aver servito Bossi, Maroni e oggi “servo Salvini” è un’intervista di  un totem. Un totem che presto rischia di cadere. Salvini intende  nominare un nuovo  responsabile organizzativo, ruolo occupato da Calderoli. Si tratta di Alessandro Panza. E’ europarlamentare ed è un uomo di cui Salvini si fida. Guiderebbe l’organizzazione con Lorenzo Astolfi.  Martedì è previsto un altro federale. Dicono che Salvini farà ancora di testa sua come il Toby Dammit di  Fellini che la perdeva (la testa) dopo una folle corsa in auto.

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio